A piedi lungo il percorso da sogno
de

Da Monaco di Baviera a Wolfratshausen

Questa prima tappa ci porta dal centro di Monaco fino a Wolfrathausen,
lungo i classici sentieri della Baviera. Incontriamo due luoghi di grande interesse:
il Deutsches Museum e il monastero di Schäftlarn.

  • lunghezza
    32km
  • tempo
    8 ore
  • dislivello +
    60m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    facile

La Monaco-Venezia inizia con questa escursione nel complesso leggera, attraverso buoni sentieri pianeggianti. Si tratta comunque di una passeggiata piuttosto lunga. L’ideale per cominciare a prendere confidenza con il cammino che ci aspetta!

Da Marienplatz (521 m), nel centro storico di Monaco di Baviera, si parte in direzione est lungo la strada principale. Si passa sotto all’Isartor, l’antica porta della città che dà sul fiume Isar, e dopo circa 1 km si arriva proprio al fiume. Si attraversa poi il ponte di Ludwig (Ludwigsbrücke) dove si trova anche il Deutsches Museum (museo della scienza e della tecnica).

Dal Deutsches Museum si continua sempre verso est lungo il cosiddetto Planetenweg (strada dei pianeti, lungo la quale si possono trovare modelli in miniatura del sistema solare e spiegazioni e curiosità sui pianeti e sull’universo) seguendo le indicazioni per Wolfratshausen.

Continuando il cammino si supera lo Zoo di Monaco, con tutti i suoi suoni e i suoi odori, per giungere al ponte Marienklausenbrücke che ci porta sull’altra sponda dell’Isar, sulla quale seguiamo ora il cammino “Jakobsweg” in direzione sud. Lungo il cammino incontriamo la centrale idroelettrica di Höllriegelskreuth e poco dopo la chiusa sull’Isar. Facciamo qualche passo e, sulla sponda opposta, possiamo ammirare il Georgenstein (544 m), un grosso masso calcareo sulla cui sommità è stata posta una statua di San Giorgio.

All’incrocio successivo bisogna prendere la stradina a sinistra verso il monastero di Schäftlarn (Kloster Schäftlarn). L’abbazia, fondata nel 762, rappresenta un vero capolavoro dello stile rococò e oggi ospita un liceo che conta 400 studenti.

Dal monastero di Schäftlarn continuiamo sulla strada principale, lungo un bellissimo viale alberato che ci porta fino alla locanda Brückenfischer, dietro alla quale si trova una diga. Superando la diga continuiamo verso sud, passiamo dopo circa 2 km un ponticello di legno, fino ad arrivare al grande sbarramento di Ickinger che superiamo attraverso una porta di acciaio per ritornare sull’altra sponda dell’Isar.

Seguiamo di nuovo i cartelli per Wolfratshausen e un bel sentiero pianeggiante ci porta dopo circa 15 minuti al punto dove si incontrano l’Isar e il Loisach. Poco dopo bisogna fare attenzione e nei pressi di una panca di legno dobbiamo svoltare verso destra in direzione di una salita. Giunti in cima si verrà premiati con una magnifica vista sui fiumi. Il sentiero nel bosco viene sempre segnalato da triangoli e rombi gialli.

Al bivio successivo prendiamo la sinistra. Il cammino prosegue in direzione di Wolfratshausen affiancando i binari del treno che ci portano alle prime case del paese.

Trasporti

La fermata della metropolitana di Marienplatz è servita da 2 linee della metro: U-Bahn U3 e U6.

La metro regionale S-Bahn S7 collega Marienplatz a Wolfratshausen.

Soste

Vari punti di sosta lungo il percorso.


Info Turistiche

Ufficio turistico di Monaco di Baviera, presso il municipio sulla piazza Marienplatz.


[Foto di Stefan Lenz]

Da Wolfratshausen a Bad Tölz

Verso le montagne: con il secondo giorno di cammino della Monaco – Venezia,
ci avviciniamo davvero alle Alpi.

  • lunghezza
    26km
  • tempo
    7:00ore
  • dislivello +
    120m
  • dislivello -
    50m
  • difficoltà
    facile

La tappa è lunga e tutto sommato poco impegnativa, anche se può presentare qualche difficoltà lungo la valle.
L’orientamento è difficoltoso quindi consigliamo di studiare bene il percorso sulla mappa e rispettare sempre la segnaletica!

La tappa di oggi parte dalla stazione di Wolfratshausen, e più precisamente dal passaggio a livello sulla Sauerlacher Straße, che abbandoniamo in direzione sud per incamminarci lungo la stradina asfaltata che segue i binari.

Dopo 10 minuti circa grazie a un sottopassaggio pedonale si attraversano i binari per continuare il cammino sul lato opposto. Dopo il piccolo ponte sul Isar-Loisach, continuiamo seguendo il canale alla sinistra. Dopo circa 15 minuti dal ponticello arriviamo ad un incrocio a T, da quale prendiamo la strada a destra che prosegue in un boschetto, superando un campo sportivo.

Seguiamo sempre la strada principale fino ad arrivare al paesino di Gartenberg. Continuiamo sulla stradina asfaltata ancora per poco, per girare a sinistra su un sentiero (segnalato) che ci riporta in un boschetto. Superato un altro campo sportivo ritorniamo sulla strada asfaltata dell’argine dell’Isar, che percorriamo per altri 900m verso sud.

Ad un incrocio manteniamo la sinistra per continuare sulla stessa strada. Al n°17 (di casa) lasciamo di nuovo questa strada e andiamo verso sinistra nel bosco. Affrontiamo una breve discesa, poi di nuovo su un sentiero pianeggiante attraverso il parco naturale protetto dell’Isar.

Ad ogni incrocio troviamo i simboli gialli che ci aiutano a mantenere la via corretta. Se non ci sono indicazioni, manteniamo il sentiero principale. Dopo un po’di tempo raggiungiamo nuovamente la sponda dell’Isar e seguiamo il fiume che scorre in questo tratto vicino al centro abitato di Geretsried fino al grande ponte Tattenkofener. Qui attraversiamo solo la strada e non il ponte! Un sentierino rurale ci porta in direzione di Königsdorf. Seguiamo sempre i simboli gialli. Poco dopo il sentiero diventa in leggera salita e ci porta su un piccolo altipiano da cui si gode di una splendida vista.

Ritornati in pianura si incontrano diverse birrerie e locali per pranzare e riposarsi un po’. Il sentiero in questo tratto è molto ben segnato. Continuiamo per circa un’ora lungo il sentiero di ghiaia seguendo i simboli gialli sui cartelli. Dopodiché, nei pressi di Lochen, il sentiero gira verso destra per abbandonare l’Isar e dirigersi verso Bad Tölz.

Dopo la radura manteniamo la destra e raggiungiamo la vecchia strada di Tölz. Il sentiero continua nel bosco ed è poco curato, l’erba raggiunge molte volte le ginocchia. Da qui si gode di una bellissima visuale e si ha un’anteprima del percorso del giorno successivo che porta sempre più vicino alle Alpi.

Sempre seguendo le indicazioni raggiungiamo Fiecht, Nodern, Prösteln e Abberg. Da qui si continua fino ad arrivare al lago di Isarstau (Isartausee) e poi a Bad Tölz. La meta conclusiva è il ponte sull’Isar, Isarbrücke. La visita del paese di Bad Tölz è una tappa obbligata.

Trasporti

Stazioni ferroviarie a Wolfratshausen e Bad Tölz; Wolfratshausen è stazione d’arrivo della linea ferroviaria n.7 di Monaco; partono più volte al giorno autobus diretti da Bad Tölz a Wolfratshausen.

Soste

Ma in pianura si incontrano locali dove concedersi una pausa.


Info Turistiche

Informazioni turistiche presso il Comune di Bad Tölz.


[Foto di Stefan Lenz]

Da Bad Tölz al rifugio Tutzinger

Dopo alcuni giorni di camminate in pianura si presenta finalmente
la prima vera escursione in montagna della Monaco – Venezia.

  • lunghezza
    18km
  • tempo
    6:30ore
  • dislivello +
    1000m
  • dislivello -
    300m
  • difficoltà
    media

Ecco prima vera prova per i nostri viandanti e soprattutto per i loro quadricipiti! I primi giorni sono stati solo di preparazione, per poter determinare il peso dello zaino e per misurare la propria preparazione. Molti infatti sottovalutano la difficoltà del percorso.

La terza tappa della Monaco Venezia è accompagnata dal fiume Isar: risalendo il suo corso, incontriamo Bad Tölz, Arzbach, Tiefental-Alm e infine il rifugio Tutzinger (Tutzinger Hütte)È un’escursione di media difficoltà, con un dislivello di 1000 metri, tutto sommato semplice perché si sviluppa lentamente in lunghezza.

Inizialmente la tappa sul rifugio Tutzinger non era contemplata, ma molti desideravano una variante più alpina. Nel 2003 Ludwig decise così di inserire ufficialmente nel percorso questa tappa.

La terza tappa della Monaco Venezia prevede un paio di varianti interne: da Lenggries (718 m) si può raggiungere la vetta del Brauneck (1555 m) a piedi o in funivia. Un altro bivio è sulla cima del Latschenkopf (1712 m), dove si può scegliere tra un sentiero per esperti o uno più facile. Per la variante in cresta, consigliamo di adottare un passo sicuro e, magari, sarebbe meglio non soffrire di vertigini!

Partiamo dal centro di Bad Tölz e seguiamo le rive del fiume camminando “contro corrente”. Il sentiero costeggia il fiume su un tratto di strada asfaltata che poi si trasforma in un un vero e proprio sentiero.

Per tutta la mattinata il nostro percorso è segnalato da indicazioni riportanti i rombi e i triangoli gialli, in direzione di Lenggries. A est vediamo i Sonntraten (Prealpi bavaresi) e dietro il Fockenstein e il Schönberg; davanti a noi, a sud, si stende il Brauneck, e poco dopo riusciamo scorgere la grande parete nord del Benediktenwand (1801m), ai piedi della quale si trova la nostra meta odierna, il rifugio Tutzinger.

Dopo circa un’ora di cammino si giunge ad una panchina di legno al fianco della quale c’è una tabella riportante informazioni sulla valle dell’Isar. Qui vale la pena di fare un salto alla sponda sinistra dell’Isar, dove sul letto del fiume si possono ammirare le  particolari piramidi di sassi. Si tratta della “Piccola Cairo” (Klein Kairo) dell’artista di Bad Tölz Karl-Heinz Fett che a volte è possibile incontrare lungo questo tratto di cammino e che ricostruisce le piramidi ogni volta che vengono distrutte dall’acqua alta. Scopri di più sulla Piccola Cairo!

Continuiamo il nostro cammino lungo l’Isar e dopo mezz’ora arriviamo a Arzbach e proseguiamo poi verso Schlegldorf, dove il sentiero si allontana per un tratto dalle rive del fiume. Raggiungiamo poi Lenggries. Da qui, si può scegliere tra due alternative per raggiungere il rifugio Brauneck (Brauneckhaus): possiamo intraprendere la salita al Brauneck a piedi oppure prendere la più comoda funivia.

Se si sceglie di procedere a piedi si devono seguire i cartelli in direzione Reiseralm (900m). Arrivati alla malga si prosegue lungo il sentiero 451 verso Brauneck (cartello giallo). Poco dopo si riescono a scorgere sia la stazione della funivia sia la cima del Brauneck con la sua croce. Arrivati alla stazione di quota proseguiamo per il sentiero in direzione del rifugio Brauneck (1540 m).

Dal rifugio continuiamo lungo il panoramico sentiero di cresta che sale e scende dolcemente. Seguiamo il sentiero segnato E4 (E=Rete sentieristica europea). In lontananza si può scorgere la Benediktenwand. Continuiamo il nostro cammino fino a giungere il Latschenkopf (1712 m) dal quale si può ammirare il Karwendel.

Proseguendo dalla cima del Latschenkopf si giunge a un bivio: a sinistra si attraversa l’Achselköpfe in cresta (1675 m) ed è un sentiero per escursionisti esperti e privi di vertigini. La variante E4 invece passa al di sotto dell’Achselköpfe ed è decisamente più semplice. Lungo questo tragitto però ci si abbassa di 200m che si devono poi anche risalire.

Entrambe le varianti portano poi al Rotöhrsattel (1670 m) dal quale a sinistra si può prendere il sentiero ferrato per la cima della Benediktenwand. Seguendo il sentiero 456 in appena 45 minuti si scende al Rifugio Tutzinger (1327 m) e si raggiunge la meta del terzo giorno della Monaco Venezia.

Trasporti

A Bad Tölz e Lenggries ci sono treni e autobus.

Soste

Arzbach, in caso di necessità si incontrano rifugi sul Brauneck.


Info Turistiche

Ufficio turistico del Comune di Lenggries, Rathausplatz 1, 83661 Lenggries.


[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Tutzinger a Vorderriß

La quarta tappa della Monaco Venezia si snoda tra il verde dei pascoli e il fresco fluire dell’acqua.
Dal Tutzinger Hütte passiamo per la bella Jachenau e poi, dopo uno sguardo sulla valle del Riß – Rißtal, arriviamo a Vorderriß, di nuovo sull’Isar.

  • lunghezza
    22km
  • tempo
    6:30ore
  • dislivello +
    670m
  • dislivello -
    1220m
  • difficoltà
    media

La quarta tappa della Monaco Venezia prevede un’escursione in montagna senza grandi difficoltà, ma è comunque richiesto un passo esperto. Dal Rifugio Tutzinger (Tutzinger Hütte, 1327 m) si va inizialmente in direzione sud verso la parete del Benediktenwand e si mantiene il sentiero di destra al primo bivio. Seguendo il sentiero 455 si guadagna velocemente quota e dopo circa 45 minuti si arriva ad un altro incrocio. Il nostro cammino fino a Vorderriß durerà ancora 6 ore e mezza, perciò si consiglia la salita alla cima del Benediktenwand soltanto agli escursionisti più allenati.

Il cammino normale porta verso il basso nel Jachenau lungo grandi tornanti (seguire i segni rossi sugli alberi) fino al valico del Glaswand (1324 m). Dal valico si scende a sinistra in direzione dello Jachenau.

Il cammino attraversa un meraviglioso bosco di aceri. Si giunge ad una strada asfaltata che bisogna seguire per circa 20 minuti. Seguiamo il ruscello che ci porta dopo un breve tragitto ad una bellissima cascata (940 m), dove ci si può fermare un po’ e fare un bagno.

Continuiamo seguendo il ruscello e attraversiamo un ponte e un prato, fino a giungere ad una malga incustodita. Da qui sono ancora 5 km fino a Jachenau. Il cammino è segnalato da numerosi cartelli. Giunti al parcheggio teniamo la sinistra e arriviamo alla strada statale per Jachenau. Attraversato il centro del paese, qualche metro dopo la locanda “Post” con il numero 7 1/3. Sì, proprio 7 e un terzo, perchè a Jachenau i numeri civici sono frazioni, attribuite alle nuove porzioni di casa costruite sulle vecchie abitazioni pre-esistenti.

riprendiamo il sentiero a sinistra che attraversa i prati fino a raggiungere nuovamente la salita verso le montagne. 50 metri dopo un piccolo ponticello ricomincia la salita lungo il bosco, seguendo il sentiero 490.

Dopo circa 30 minuti, all’incrocio prendiamo la destra. All’incrocio successivo invece andiamo a sinistra in direzione della malga Lainer Alm (1090 m) presso la quale ci si può anche fermare a mangiare. Lasciamo la malga alle nostre spalle e continuiamo seguendo il ruscello e la segnaletica blu. La strada si allarga fino ad arrivare alla successiva malga Luitpolder (1124 m). Continuiamo lungo il sentiero segnato in blu attraverso il bosco per 45 minuti fino al Rißsattel (sella a 1235 m).

Da qui si apre la visuale sul gruppo del Karwendel e sulla valle del Riß che attraverseremo il giorno seguente. Scendiamo poi sempre seguendo lo stesso sentiero fino alla nostra meta: Vorderriß (792 m).

Trasporti

Bus nei paesi di Jachenau e Vorderriß.

Soste

Nel paese di Jachenau.


Info Turistiche

Ufficio turistico del comune di Jachenau.


[Foto di Stefan Lenz]

Da Vorderriß al rifugio del Karwendel

Con la quinta tappa della Monaco Venezia, superiamo il confine tra Germania e Austria.
Il confine di stato si trova poco dopo il rifugio Oswaldhutte.

  • lunghezza
    24km
  • tempo
    7:30ore
  • dislivello +
    1000m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    media

Un’escursione in montagna facile ma lunga ci conduce verso il parco naturale del Karwendel. Passiamo da Vorderriß al rifugio Oswaldhütte e poi verso il centro abitato di Hinterriß, mentre il verde prato alpino del Kleine Ahornboden ci introduce alla meta finale, il Karwendelhaus. Il primo tratto di questa quinta giornata della Monaco Venezia si percorre su strada, prima di intraprendere i sentieri del Parco naturale del Karwendel.

È davvero difficile trovare il rifugio del Karwendel privo di visitatori. E non c’è da meravigliarsi visti i magnifici paesaggi raggiungibili anche in bicicletta e le innumerevoli possibilità di escursioni che offre la zona. Questa meta viene da molti considerata la tappa regina della Monaco-Venezia.

Dalla locanda “Post” nel Vorderriß seguiamo la strada statale verso Hinterriß. La strada è poco frequentata da automobili e sale dolcemente per 4,5 km verso il rifugio Oswaldhütte (850 m). Lungo il tragitto si incontrano numerosi laghetti.

Poco dopo il rifugio attraversiamo il confine con l’Austria e pian piano la strada si trasforma in sentiero che segue a destra il ruscello. Poco dopo si incontra una casetta dalla quale parte la funicolare che trasporta materiali e viveri al rifugio Tölzer. Manteniamo sempre lo stesso sentiero e non svoltiamo mai ai numerosi incroci che troviamo lungo il cammino.

Si incontra nuovamente la strada statale e si arriva al Hinterriß. Nel paesino si possono fare degli acquisti e risposare un po’ prima di riprendere il cammino verso la mèta del giorno. Lasciamo il paese e dopo circa un chilometro lungo la statale troviamo le indicazioni per il Karwendelhaus. Il largo sentiero di ghiaia sale dolcemente e si addentra a destra nella valle Johannestal.

Da qui si ha ampia visuale sulle pareti rocciose della cima Kaltwasserkar (2733 m) e di cima Laliderer (2582 m). Al di sotto di queste pareti di roccia calcarea si allarga il piccolo Ahornboden, un prato alpino costellato di alberi d’acero, alcuni dei quali hanno più di 600 anni.

Continuiamo a salire per il largo sentiero. A fianco a noi scorre pacifico il ruscello Johannesbach che offre numerose possibilità di piacevoli pause dal cammino. Poco dopo la casetta Schwarzlacken il sentiero si divide: noi seguiamo a destra il sentiero 231 in direzione del Karwendelhaus e della cima del Birkkar (2749 m), che il giorno seguente si può raggiungere in un’ora di cammino allungando un po’il percorso classico. Continuiamo sul sentiero 231 e superiamo due malghe.

La strada pian piano si fa sempre più stretta e dopo una biforcazione, dove prendiamo la sinistra come indicato dai cartelli, saliamo l’ultimo tratto verso i 1765 m della destinazione del giorno: il Karwendelhaus.

Trasporti

Bus a Vorderriß e Hinterriß.

Soste

Rifugio Oswaldhütte, Hinterriß.


Info Turistiche

Unione turistica di Vomp, Dorf 96, A-6134 Vomp, Tel. 05242/62616.


[Foto di Stefan Lenz]

Da Karwendelhaus a Halleranger

La prima giornata austriaca è anche la prima tappa davvero impegnativa della Monaco – Venezia, con i 1500 metri di dislivello della forcella del Birkkar.
Camminiamo verso le sorgenti dell’Isar, mentre davanti si apre il magnifico parco del Karwendel.

  • lunghezza
    14km
  • tempo
    8ore
  • dislivello +
    1510m
  • dislivello -
    1510m
  • difficoltà
    difficile

Con un’escursione lunga e faticosa, partiamo dal rifugio Karwendelhaus e arriviamo all’Hallerangerhaus, splendido punto panoramico sul parco del Karwendel. Passiamo attraverso Schlauchkarsattel, la vetta Birkkarspitze, Hinterautal. Attenzione: per salire fino alla cima del Birkkar si deve calcolare un’ora di cammino in più.

Ma la forcella del Birkkar è sicuramente uno dei grandi classici di questa traversata. Con i suoi 1500 metri di dislivello e la grande resistenza richiesta dal rifugio Karwendel fino a Halleranger, viene considerata una delle tappe regine della Monaco-Venezia.

Con i suoi 900 metri quadrati di superficie finalmente si allarga davanti a noi il magnifico territorio del Karwendel. Imponenti pareti, ghiaioni infiniti, anfiteatri di roccia, ascensioni a lungo sognate e antichissimi boschi di cirmolo rendono magici questi luoghi. Purtroppo avremo soltanto due giorni per godere di questi magnifici paesaggi.

Il sentiero di oggi parte dietro al Karwendelhaus e sale ripido lungo grandi ghiaioni. Nel primi 100 metri di dislivello vengono messe alla prova le nostre capacità. Se non abbiamo grandi difficoltà qui possiamo attraversare la sella del Schlauchkar senza paure, altrimenti si deve considerare la variante verso Scharnitz.

Dopo circa 30 minuti arriviamo ad un bivio, dal quale seguiamo il sentiero principale verso Schaluchkar e la cima del Birkkar. La salita è caratterizzata da grandi scalini di roccia che mozzano il fiato. Per mantenere il sentiero corretto si devono sempre seguire i punti rossi. Il sentiero è esposto a nord, perciò è facile incontrare tratti con neve anche nei mesi estivi e più caldi. La cima del Birkkar, della quale riusciamo già a scorgere la croce di vetta, si innalza sopra di noi. Gli ultimi metri fino alla sella richiedono molta concentrazione: sono spesso gelati e ghiaiosi.

Dopo circa due ore e mezza di cammino arriviamo finalmente alla sella del Schaluchkar (2620 m), presso la quale si trova anche il nuovo bivacco. Da qui, chi vuole e ha ancora energie a sufficienza, si può raggiungere la cima del Birkkar (2749 m), 30 min in salita e 20 min in discesa, dalla quale il panorama è magnifico: si aprono davanti a noi le Prealpi fino al Tauern e alla Silvretta.

Dalla sella del Schaluchkar si scende per un lungo tratto. Si prende la destra verso Hallerangerhaus. I primi 150 metri di dislivello mettono nuovamente alla prova le nostre capacità. Il percorso è assicurato per alcuni tratti con corde e chiodi. Superato questo tratto il sentiero si fa di nuovo ghiaioso e semplice. Di fronte a noi sulla parte opposta della valle il panorama è dominato dal Grande Lafatscher (2696 m).

Si scende fino a valle sul bianco letto dell’Isar. Qui da qualche parte, non si è mai trovato il punto esatto, si trova la sorgente del fiume che ci ha accompagnato per un buon tratto del nostro cammino.

Seguiamo  sempre la segnaletica rossa fino ad arrivare ad uno spiazzo. Da qui si può fare una piccola deviazione di soli 5 minuti verso la malga Kasten circondata da un bellissimo prato. Qui attraversiamo un ponticello e seguiamo i cartelli per il rifugio Hallerangerhaus.

Dopo un breve tratto incontriamo alla nostra destra una montagna di detriti che possiamo dedurre esser stata formata dai numerosi scavi effettuati tra il 1276 e il 1590 alla ricerca di minerali preziosi come l’argento. Durante la seconda guerra mondiale si cercavano invece piombo e zinco. Sempre lungo il ruscello raggiungiamo la malga Lafatschalm (1590) e dopo 45 minuti il rifugio Hallerangerhaus (1768 m). Questo è uno dei punti più belli in assoluto per ammirare il Karwendel.

Da Halleranger a Wattens (oppure Hall)

L’escursione facile ma intensa parte da Halleranger Haus.
Per l’arrivo, possiamo scegliere tra due varianti: una ci porta a Hall in Tirol, l’altra a Wattens.

  • lunghezza
    18km
  • tempo
    5:30ore
  • dislivello +
    400m
  • dislivello -
    1600m
  • difficoltà
    media

Dalla forcella di Lafatscher si apre la vista sulla valle dell’Inn. 1500 metri sotto di noi scorre il fiume; ci aspetta una lunga discesa verso valle. Indipendentemente dalla variante che sceglieremo di percorrere, verso Hall o verso Wattens, le prossime ore di cammino nella valle di Hall sono in comune tra i due tragitti.

Dal rifugio Hallerangerhaus (1768 m) seguiamo le indicazioni per Lafatschenjoch/Hall lungo il sentiero 223, verso Issanger. Il sentiero va in direzione sud e alla nostra sinistra possiamo ammirare un paradiso per gli scalatori: le grandi pareti della Speckkarspitze. Il sentiero ghiaioso procede fino al valico del Lafatschenjoch (2081 m). Qui superiamo la catena sud del Karwendel. Ci sono due varianti per scendere fino a St. Magdalena: una attraverso il Hirschbadsteig, più breve ma sconsigliata in caso di pioggia; l’altra un po’ più lunga che ci permette di vedere ciò che rimane delle case di coloro che cercavano il sale nelle miniere circostanti.

Superato il paese di St. Magdalena, dove si consiglia di fermarsi a visitare la bellissima chiesetta, attraversiamo un prato che ci riconduce nel bosco e ci porta al di fuori della valle di Hall. Seguiamo quindi le indicazioni verso Fluchtsteig, passando per Berg-Kapelle e Walder-Kapelle, e da qui camminiamo verso il paesino di St. Martin.

Da St. Martin, lungo il sentiero numero 8, raggiungiamo Wattens (567 m), meta finale di questa tappa della Monaco – Venezia.

Altra variante

Per coloro che per diversi motivi vogliono guadagnare un giorno di cammino, c’è la possibilità di prendere da Hall un autobus per Wattens e da lì un taxi per il Lager Walchen (1410 m) da dove in circa 2 ore e mezza è possibile raggiungere il rifugio Lizumer (2019 m).

Pragmatici e puristi

A questo punto del cammino della Monaco – Venezia ci troviamo di fronte a un bivio che divide i pragmatici dai puristi. Tra i viandanti della Monaco – Venezia il purista è colui che vuole percorrere ogni metro del percorso a piedi. Sarebbe per lui impensabile utilizzare il bus o la funivia. Vuole arrivare a Piazza San Marco e poter dire: ”Ce l’ho fatta e ho percorso ogni singolo metro di strada a piedi”. Al contrario nel poco tempo a disposizione il pragmatico vuole godere al meglio ogni paesaggio e ogni meraviglia che il tragitto gli offre. Non è un problema per lui saltare un pezzettino più noioso utilizzando il bus, e la funivia è per lui il mezzo giusto per risparmiare e rigenerare le ginocchia affaticate. Ovviamente hanno entrambi ragione, ognuno a suo modo.

La maggior parte del tragitto viene percorsa in comune da queste due categorie; solo qui, nella valle dell’Inn per due giorni le strade si separano. I pragmatici scendono verso Hall, mentre i puristi continuano in direzione di Wattens e della valle circostante.

Fino a poco tempo fa per raggiungere Hall bisognava camminare lungo la strada, in quanto i sentieri erano nascosti e conosciuti solo dai pochi conoscitori del luogo. Oggi invece è possibile usufruire dei numerosi sentieri segnalati. La salita dei puristi fino alla piazza d’armi è lunga e faticosa. Consigliamo di affrontare i dodici chilometri e i 1000 metri di dislivello di questa tratta preferibilmente la mattina presto, quando l’aria è ancora fresca e la zona è ancora in ombra. Alle porte della città si viene accolti dai soldati armati, che, si spera, salutano e ti invitano ad entrare. Il rifugio Lizumer si trova al centro di un’area di addestramento militare, perciò questi luoghi sono attraversabili solo lungo i sentieri tracciati, e si consiglia di porre particolare attenzione alla segnaletica.

Una variante prevede di prendere il bus da Hall in direzione di Tulfes e poi la funivia che porta alla malga di Tulfein. La meta del giorno è il rifugio Glungezerhütte. Il pernottamento qui è inevitabile poiché il superamento della cresta verso il valico di Naviser richiede con i pesanti zaini circa nove ore di cammino. In alcune guide datate vengono indicati tempi di percorrenza più brevi ma non vale la pena fare troppe corse e affannarsi per nulla, soprattutto perché questi paesaggi meritano di essere visitati con calma, prendendosi il giusto tempo anche per fermarsi.

Trasporti

Treno ad Hall e Wattens, treni locali regolari dopo Innsbruck

Soste

Gasthof St. Magdalena, Speckbacherhof a St. Martin


Info Turistiche

Ufficio turistico di Wattens, Dr.-Felix-Bunzel-Straße 6, A-6112


[Foto di Stefan Lenz]

Da Wattens al rifugio Lizumer

La tappa numero 8 della Monaco Venezia ci fa salire dal paese di Wattens al bel rifugio Lizumer.
Una passeggiata su vecchi sentieri e percorsi, bella ma lunga e resa faticosa dal grande dislivello: quasi 1500 metri in salita, sviluppati in oltre 17 km di cammino!

  • lunghezza
    16 km
  • tempo
    7:00ore
  • dislivello +
    1490m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    media

Hall e Wattens fanno parte della stessa regione del Tirolo: Hall-Wattens.

Se nella tappa precedente della Monaco Venezia abbiamo scelto di arrivare a Wattens, con la tappa odierna partiamo proprio dal paese per incamminarci in lungo la bella valle di Wattens, fino a raggiungere il moderno rifugio Lizumer Hütte, che ci aspetta a 2019 metri di altitudine.

Dal centro di Wattens, ci dirigiamo verso Wattenberg imboccando l’ominima strada (nota anche come L339). Passiamo davanti alla bella locanda Gasthof Mühle, dove possiamo concederci una piacevole sosta prima di intraprendere la lunga salita che ci aspetta, con circa 1500 metri di dislivello.

Riprendendo poi la strada di Wattenberg, proseguiamo finché la via si biforca: manteniamo la destra. Poco più avanti, lasciamo Wattenberg e imbocchiamo Wattental Landesstraße. Camminando sempre sulla L339, che ci accompagnerà praticamente fino al rifugio Lizumer, arriviamo a Lager Walchen.

Lager Walchen è una zona militare nella Wattental: il nome identifica sia l’area geografica sia la grande zona di addestramento militare dell’esercito austriaco che si trova più avanti lungo il cammino. Dal parcheggio di Lager Walchen abbiamo due possibilità per raggiungere il rifugio Lizumer. Quella consigliata dal percorso originale della Monaco Venezia è molto semplice: si continua a camminare lungo la strada Wattental Landesstraße fino alla meta, che conquistiamo dopo circa 1 ora e 45 minuti.

Un’alternativa forse più bella, perché offre spunti paesaggistici più interessanti, ma di sicuro ancora più stancante, è invece quella che gira attorno al Mölser Berg: dal parcheggio di Lager Walchen, si segue la strada dopo le sbarre. Alla fine della zona militare, a destra, si entra nella Mölstal e si segue la via forestale. Dopo un primo tratto di ripida salita, la strada si fa un po’ più dolce. Da Möls Hochleger uno stretto viottolo ci conduce verso sella Mölser Scharte: in questo punto ammiriamo il laghetto alpino di Mölser (Möls See) a 2.280 m di quota. Dopo un dislivello di 100 metri si arriva alla sella Mölser Scharte (2.379 m), da dove si apre l’ampia conca del Wattener Lizum. Il sentiero segnato prosegue quindi fino al rifugio Lizumer Hütte (2.019 m).

Quest’ultima variante vuole essere solo una segnalazione di un’altra via possibile, non un suggerimento! Il percorso originale ci porterà sicuramente al traguardo nel modo più diretto.

Trasporti

Collegamento tramite bus e ferrovia a Wattens

Soste

Gasthäuser Mühle, Säge e Haneburger


Info Turistiche

Ufficio turistico di Wattens, Dr. Felix-Bunzl-Straße 6, A-6112 Wattens, Tel. 05224/52904


[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Lizumer Hütte al valico Tuxer Joch

Con questa lunga camminata in montagna attraverso prati solitari e ghiaioni
partiamo dal rifugio Lizumer Hütte e arriviamo al rifugio Tuxer-Joch-Haus Tuxer Joch.

 

  • lunghezza
    11km
  • tempo
    7:00ore
  • dislivello +
    1150m
  • dislivello -
    880m
  • difficoltà
    media

Secondo le indicazioni ci vogliono altri 20 giorni per arrivare a Venezia. La nona tappa della Monaco Venezia prevede alcune salite a tratti faticose e ripide, che richiedono un passo esperto.

Passeremo attraverso Pluderlingsattel, il valico Geierjoch (punto più alto di oggi, con i suoi 2854 m) e il laghetto Junssee, Tote Böden, Gschützspitzsattel, prima di arrivare al passo Tuxer (Tuxer Joch).

Ci lasciamo il rifugio Lizumer alle spalle e proseguiamo lungo i sentieri 322-323 alla sinistra del laghetto. Dopo alcuni minuti incrociamo una strada carrabile e procediamo sul sentiero dalla parte opposta in direzione del passo Geier. Attraversiamo alcuni ruscelli e costeggiamo la parete ovest della Kalkwandspitze. Il sentiero è marcato in rosso-bianco-rosso e serpeggia attraverso grandi massi.

Raggiungiamo una biforcazione dove procedendo verso sinistra lungo il sentiero 322 si può raggiungere il passo Juns, noi prendiamo a destra sul sentiero 323 e raggiungiamo presto una ripida salita che ci porta al passo Geier. Il ghiaione fine rende la salita molto impegnativa e con terreno bagnato anche scivolosa, l’ultimo tratto si snoda tra grandi blocchi e il sentiero è riconoscibile solo dai segni rossi. In caso di scarsa visibilità è difficile orientarsi senza GPS.

Sul passo Geier (2743 m) abbiamo raggiunto l’altitudine massima della giornata. Dal passo Geier in circa 30 minuti, salendo a destra, si raggiunge punta Geier da qui si può godere di una vista spettacolare ma anche dal passo il panorama è splendido. Noi seguiamo uno stretto sentiero in direzione sud-ovest rimanendo sul sentiero 323 in direzione della baita passo Tuxer.

L’attraversamento del ghiaione sotto punta Geier richiede particolare attenzione. Presto il sentiero diventa più agevole e raggiungiamo il bivio di Junssee (2684 m), dal quale scendendo a sinistra si raggiunge il lago Juns (Junssee). Noi continuiamo diritto e lungo un sentiero melmoso che attraversa i prati del Toten Böden raggiungiamo presto una biforcazione.

Tenendoci sulla destra proseguiamo sul sentiero 323/326 in direzione del passo Tuxer fino a raggiungere la baita Tuxer (Tuxer-Joch-Haus) a 2316 m.

Trasporti

Funivia dal rifugio Tuxer-Ferner-Haus e Bus/treno nel Zillertal

Soste

Assenti


Info Turistiche

Consorzio turistico di Tux, Lanersbach 472, 6293 Tux, Tel. 05287/8506


[Foto di Stefan Lenz]

Dal valico Tuxer Joch al rifugio Olperer Hütte

La decima tappa della Monaco Venezia ci porta verso uno dei punti più alti dell’intero cammino:
il valico del Friesenberg, a 2904 metri di quota.
Ci spostiamo dal rifugio Tuxer Joch all’Olperer, camminando tra le Alpi di Tux e Zillertal.

  • lunghezza
    12km
  • tempo
    6:00ore
  • dislivello +
    830m
  • dislivello -
    760m
  • difficoltà
    difficile

La tappa che ci porta verso il rifugio Olperer dal Tuxer Joch è un’escursione alpina che può presentare anche con zone innevate, vista la considerevole altitudine. Ci sono tratti in discesa in parte ferrati, e in generale è richiesto un passo esperto. L’orientamento può diventare problematico in caso di poca visibilità.

Dalla baita sul passo Tuxer (2316 m), Tuxer-Joch Haus, andiamo verso destra in direzione di un crocifisso e da lì prendiamo verso sinistra il sentiero di ghiaia 324/326 in direzione Spannagelhaus, Sommerbergalm e Hintertux.

Dopo circa 10 minuti arriviamo ad un incrocio. Chi vuole percorrere un tratto in autobus fino al Spannagelhaus continua qui dritto. Tutte le altre varianti a piedi invece seguono il sentiero 326 a destra, attraversano un ruscello e proseguono diritti (non andare a destra!).

Poco dopo raggiungiamo la strada che costeggia la Frauenwand (2541 m) lungo il sentiero 325/326 fino a raggiungere il rifugio Spannagel (Spannagelhaus) a 2531 m. Lasciandoci alle spalle questo piccolo rifugio prendiamo il sentiero a sinistra dietro alla baita che scende per un tratto fino ad arrivare ad un ruscello che attraversiamo grazie a un ponticello sospeso. In queste zone si trovano le magnifiche grotte di Spannagel (Spannagelhöhle), nel comprensorio alpino del ghiacciaio di Hintertux.

Continuiamo lungo il sentiero tracciato incontrando diverse varianti che però portano sempre nella stessa direzione. Alla nostra destra troneggiano le cime del Gefrorene-Wand (3288 m) e alla nostra sinistra si innalza il Hohe Riffler (3231 m). Il sentiero salendo diventa sempre più ripido ma fino alla fine senza grandi difficoltà.

Raggiunto il valico del Friesenberg (Friesenbergscharte) a 2904 m si può gioire per l’aver raggiunto uno dei punti più alti del Tour da Monaco a Venezia (il punto più alto in assoluto sarà sulle Dolomiti del Gruppo del Sella, con la salita a Capanna Fassa sul Piz Boè).

La discesa dal valico del Friesenberg è attrezzata con cavi di acciaio e chiodi. Al termine della discesa troviamo un incrocio di due vie, dal quale, prendendo a sinistra si può fare una deviazione verso la casetta Friesenberg (2498 m) e la cima Petersköpfl.

Riprendendo poi il sentiero 526, e attraversando in un bellissimo punto un ponte sospeso, si raggiunge il rifugio Olpererhütte (2389 m), ricostruito completamente nel 2007, che offre un panorama magnifico sul lago Schlegeisspeicher.

Segnaliamo una variante della Monaco Venezia: dal valico del Friesenberg (Friesenbergscharte) si può raggiungere il rifugio Friesenberg (Friesenberhaus) a 2498 m. Da lì, si punta verso sud, per finire la tappa al rifugio Dominikus (Dominikushütte), che si trova proprio sulla sponda del lago Schlegeis-speicher. In questo modo, il dislivello totale della tappa in discesa aumenta a 1340 m.

Trasporti

Presso il rifugio Dominikushütte (parcheggio Schlegeisspeicher) collegamenti più volte al giorno tramite bus verso Mayrhofen

Soste

Rifugio Spannagelhaus, rifugio Friesenberghaus


Info Turistiche

Consorzio turistico di Mayrhofen, Dursterstraße 225, A-6290 Mayrhofen, Tel. 05285/67600


[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Olperer a Sasso (Stein)

Dall’Austria all’Italia: questa semplice tappa della Monaco Venezia
ci porta dal rifugio Olperer al passo di Vizze (confine di stato) e poi a Sasso, in Südtirol.

  • lunghezza
    14km
  • tempo
    4:00ore
  • dislivello +
    150m
  • dislivello -
    850m
  • difficoltà
    facile

Il Passo di Vizze (Pfitscherjoch), a 2.276 metri, segna il confine di stato tra Austria e Italia: con la tappa numero 11 della Monaco Venezia oltrepassiamo questo valico alpino e entriamo in territorio italiano.

Lasciamo il rifugio Olpererhütte in direzione sud ovest, attraversando un ponte e una piccola cascata. In circa venti minuti, attraverso un leggero saliscendi, raggiungiamo una ripida scala scavata nella roccia, grazie alla quale recuperiamo rapidamente quota fino a raggiungere una piccola sella.

A fianco del sentiero si trova una fontana con appeso un boccale che tutti i viandanti possono tranquillamente utilizzare. Poco più avanti incontriamo due piccoli laghetti che superiamo a sinistra mantenendo il sentiero fino al successivo bivio, dove prendiamo il sentiero 528 in direzione del Pfitscherjoch (Passo di Vizze) che segna il confine tra Austria e Italia e dove si trova ancora la vecchia casetta della guardia doganale.

Poco dopo il panorama si apre nuovamente sul lago Schlegeisspeicher e sull’Hochfeiler (3510 m). Dal passo si continua poi la strada verso destra fino ad un incrocio dal quale prendendo verso sinistra conduce direttamente a Sasso (Stein).

Chi vuole invece può fare una deviazione e salire verso la baita del passo Vizze (2275 m), dalla quale poi per scendere a Sasso bisogna prendere in sentiero n°3.

[Foto di Stefan Lenz]

Da Sasso (Stein) a Fundres (Pfunders)

Questa tappa di media difficoltà ci porta da Sasso a Fundres, passando per il valico di Monte Stretto (Gliderschartl), il lago Silvella e alcune belle malghe.

  • lunghezza
    16km
  • tempo
    7:30ore
  • dislivello +
    1100m
  • dislivello -
    1500m
  • difficoltà
    media

In questa tappa, la Monaco Venezia prevede una camminata non complicata ma lunga e con molto dislivello sia in salita sia in discesa.

Lasciamo Sasso (Stein) salendo per la strada asfaltata, verso est, fino a raggiungere un incrocio presso il quale svoltiamo verso sinistra sulla stradina di ghiaia.

Da qui si può seguire la strada a tornanti oppure un sentierino più ripido che li taglia. Presso il parcheggio del terzo tornante lasciamo la strada e andiamo ancora verso est, lungo un sentiero nel bosco che diventa sempre più stretto e segue il torrente Gliderbach. Da qui seguiamo il sentiero 8 e il sentiero 1. Si attraversa un cancello e poi il percorso inizia a salire notevolmente.

Superato un abbeveratoio si attraversa un altro cancello. La visuale si libera e camminiamo diretti in direzione di cima Pletzen che si trova sulla nostra destra, a 2770 m (Pletzenspitze). Continuando su un ripido sentiero si raggiunge un altro bivio dove è facile sbagliarsi: qui bisogna tenere il sentiero n°8 a destra (e non continuare sul sentiero n°1) fino a raggiungere alcune baite.

Il resto del tragitto non è più così frequentato come lo è stato fino a questo momento. Presso il torrente Gliederbach troviamo un altro incrocio: qui scendiamo a destra fino all’acqua. Attraversiamo un ponticello e seguiamo il sentiero attraverso cespugli e prati per poi attraversare nuovamente il torrente saltando sui sassi. Il sentiero diviene poi di nuovo stretto e ripido, con numerosi tornanti.

Si raggiunge finalmente la forcella di Monte Stretto a 2644 m (Gliderschartl), che offre una splendida visuale sul tragitto appena percorso. Continuando dritti per il sentiero si arriva al Lago Silvella (Grindler See): un bel laghetto alpino a 2480 metri di quota, nel quale si può anche fare il bagno. Proseguendo si incontrano due malghe di EngbergMalga di Sotto di Monte Stretto (Untere Engbergalm) e Malga di Sopra di Monte Stretto (Obere Engberalm). In queste zone pascolano tranquillamente gli animali e, se si è fortunati, si possono assaggiare ottimi formaggi freschi ma anche marmellate di frutti di bosco e altri prodotti tipici delle zone di alta montagna.

La discesa verso Fundres è lunga ma attraversa numerosi paesini – come Dun – dove è anche piacevole soffermarsi e dove si incontrano molte persone.

Trasporti

Collegamenti tramite bus a Fundres (Pfunders) e St. Jakob

Soste

Negozio di alimentari in centro paese a Fundres (Pfunders) nelle vicinanze della chiesa


Info Turistiche

Consorzio turistico di Vintl/Pfunderertal, J.-A.-Zoller-Straße 4, I-39030 Vintl, Tel. 0472/869100


[Foto di Stefan Lenz]

Da Funders (Pfunders) all’Alpe di Luson (Lüsener Alm)

Attraverso i boschi dell’Alpe di Rodengo, ci spostiamo da Fundres al rifugio Roner.
Poi, camminando in quota nell’Alpe di Luson,
arriviamo al rifugio Prato Croce (Kreuzwiesenhütte).

  • lunghezza
    23km
  • tempo
    7:00ore
  • dislivello +
    1200m
  • dislivello -
    500m
  • difficoltà
    media

Questa tappa della Monaco Venezia consiste in un’escursione tutto sommato facile ma lunga.

La prima parte è in discesa, da Fundres a Vandoies di Sotto (Niedervintl). La seconda parte, invece, dal paese al rifugio Roner (Ronerhütte), comprende un salita faticosa di oltre 1000 metri di dislivello.

Da qui in poi, fino alla meta finale del rifugio Prato Croce (Kreuzwiesenhütte), ci si muove quasi sempre in quota nell’incantevole territorio dell’Alpe di Luson.

Dal centro abitato di Fundres (Pfunders), a 1134m, imbocchiamo il sentiero (talweg) che costeggia il rio di Fundres (Pfundersbach) e si muove in discesa, in direzione Vallarga (Wietental), a 880 m. Superato il paesino di Vallarga, prendiamo il sentiero n° 4 che conduce a Vandoies di Sotto (Niedervintl).

Dopo aver attraversato il torrente Rienza (Rienz), che nasce dai laghetti ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, giriamo a sinistra e seguiamo il sentiero numero 14 che sale attraverso il bosco di Rodengo (Rodenecker Wald). Facciamo circa 1000 metri di dislivello in salita e arriviamo fino al rifugio Roner (Ronerhütte) a 1832m.

Al rifugio Roner, prendiamo il sentiero numero 2 attraverso l’alpe di Rodengo che diventa poi il sentiero 2A e che ci porterà all’Alpe di Luson, passando per la baita Steineralm, e quindi alla nostra destinazione conclusiva, il rifugio Prato Croce (Kreuzwiesenhütte).

Segnaliamo alcune deviazioni che possiamo fare lungo il percorso, nell’Alpe di Rodengo e di Luson: dopo il rifugio Roner, possiamo proseguire lungo il sentiero 68B fino al rifugio Rastner (Kreuzwiesenhütte) a 1931m. Da lì, il sentiero 67 ci fa passare alla baita Campoforte (Starkenfeldhütte) a 1936 m.

Ricordiamoci però di ridiscendere verso Steineralm per il sentiero 66 che si ricongiunge al 2A. Da lì, procediamo fino al rifugio Prato Croce, meta finale di questa tappa della Monaco Venezia.

Trasporti

Bus e treno a Vandoies (Vintl), bus a Luson (Lüsen)

Soste

Vandoies (Vintl), rifugio Roner (Ronerhütte), rifugio Starkenfeldhütte


Info Turistiche

Consorzio turistico di Lüsen, I-39040 Lüsen, Tel. 0472/413750; Consorzio turistico di Bressanone, Bahnhofstraße 9, I-39042 Bressanone, Tel. 0472/836401


[Foto di Stefan Lenz]

Dall’Alpe di Luson al Rifugio Genova (Schlüterhütte)

Dal rifugio Prato Croce al Genova. Prima camminiamo in cresta sull’Alpe di Luson.
Poi, ci lasciamo circondare dalle Dolomiti, uno degli scenari più belli d’Europa.

  • lunghezza
    18km
  • tempo
    8:00ore
  • dislivello +
    1000m
  • dislivello -
    600m
  • difficoltà
    media

L’Alpe di Luson si estende a semicerchio, con una corona di piccoli picchi che circondano la valle Lüsener. In questa tappa della Monaco Venezia, facile ma lunga, camminiamo in altezza quasi costante sul sentiero panoramico che si snoda lungo le creste. Poi, dopo aver superato la Forcella Putia, ci lasciamo alle spalle le Alpi e entriamo finalmente nelle Dolomiti.

I punti principali che toccheremo durante questa tappa sono: rifugio Prato Croce (Kreuzwiesenhütte), malga Val da Lè (Turnaretschhütte), passo di Luson (Lüsener Joch), Passo delle Erbe (Würzjoch), Forcella Putia (Peitlerscharte), rifugio Genova (Schlüterhütte).

Partiamo dal rifugio Prato Croce (Kreuzwiese) a 1925 m di quota. Camminiamo verso sinistra, prendendo il sentiero 2A, e poi ancora verso sinistra in salita in direzione Cima Lasta – Giogo d’Asta (Astjoch, 2091 m), seguendo le indicazioni. Ci imbattiamo in una strada di servizio, che noi seguiamo un breve tratto a destra. Si raggiunge attraverso i prati la Croce di Ellen (Ellener Kreuz), da cui si prosegue seguendo il segnavia numero 2 fino alla malga Campill (Campill Alm) e al monte Campiglio (Campill), 2190 m.

Da Campill scendiamo alla chiesetta di San Giacomo (Jakob Stöckl), a 2026 m, passando per pascoli e malghe. Seguendo il sentiero numero 4 arriviamo alla malga Wieser (Wieser Alm), a 2054 m. Da qui, saliamo fino al Giogo di Colletta (Glittner Joch) a 2189 m, seguendo il sentiero 10. Qui, svoltiamo a destra sul sentiero 10 e 11S, fino a incontrare il bellissimo Lago di Rina (Glittnersee), uno specchio d’acqua naturale profondo solo un metro.

Superati i laghetti alpini che caratterizzano questa zona, arriviamo poi alla malga Val da Lé – Turnarecia (Turnaretschhütte) a 2030 m di quota. Sono passate circa 3 ore e mezza dalla nostra partenza. Percorrendo la vecchia strada di accesso al rifugio, in pochi minuti arriviamo al passo Luson (Lüsner Joch), a 2008 m. Al bivio, teniamo la destra. In passato, il giogo Lüsner era un antico collegamento tra Luson e Antermoia (Untermoi), nel territorio di San Martino di Badia. Sul lato sud-est del passo montano, percorrendo comodi sentieri ora contrassegnati dal numero 1, raggiungiamo rifugio Monte Muro (Maurerberg Hütte) a 2127 m.

Adesso, ci incamminiamo verso il Passo delle Erbe (Würzjoch), lungo il sentiero 1, che è una facile strada forestale tra profumati boschi alpini di cirmolo (o pino cembro). Proprio sul Passo, è possibile fare una sosta al rifugio Ütia de Börz, ristrutturato usando materiali naturali come legno di larice e di cirmolo, appunto. Davanti, si innalza il massiccio dolomitico del Sasso Putia delle Puez – Odle, che dà il nome al Parco naturale regionale.

Dal passo delle Erbe, ci dirigiamo verso Forcella di Putia (Peitlerscharte), prendendo la strada sterrata 8A. Attraversiamo pascoli e alpeggi prima in un breve falsopiano e poi in salita, e oltrepassiamo malga Munt de Fornella. Continuando sullo sterrato, tra i verdi prati di Campaccio, la traccia si fa via via più stretta e le rocce prendono il posto dell’erba. Ci immettiamo sul sentiero che attraversa a piedi i ghiaioni alla base del Sasso Putia (Peitlerkofel) o Sas de Pütia in ladino, la cui vetta raggiunge i 2875 m.

Poi, scendendo, arriviamo a un bivio. Continuiamo dritti sul sentiero 4, che risale impervio, con alcuni tornanti stretti fra ghiaioni e rocce, fino alla Forcella di Putia (Peitlerscharte). La forcella si trova a 2357 m, tra il Sasso Putia e le Odle di Eroes.
Da qui, una veloce traversata pianeggiante, sempre sul sentiero 4 a destra, ci conduce alla meta finale, il rifugio Genova (Schlüterhütte), a 2301 m. Il rifugio Genova è il più alto della Val di Funes ed è situato vicino al Passo Poma.

Trasporti

Collegamenti con il bus a Würzjoch

Soste

Rifugio Val de Lè (Turnaretschhütte), rifugio Monte Muro (Maurerberghütte) e rifugio Ütia de Börz sul Passo delle Erbe


Info Turistiche

Ufficio turistico di Lüsen, I-39040 Lüsen, Tel. 0472/413750 Alloggio: Würzjoch: Ütia de Börz, 0474/520066


[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Genova al passo Gardena

Nella tappa che va dal rifugio Genova al Passo Gardena,
la Monaco Venezia ricalca il percorso dell’Alta Via numero 2 delle Dolomiti.

  • lunghezza
    19km
  • tempo
    7:30ore
  • dislivello +
    1000m
  • dislivello -
    1170m
  • difficoltà
    media

Questa giornata di cammino prevede un’escursione in alta montagna che ci porta ad attraversare ben otto valichi alpini in quota. Una camminata lunga ma tutto sommato abbordabile. Alcuni passaggi sono su via ferrata ben attrezzata, altri lungo ghiaioni: ecco perché, qui più che mai, è richiesto un passo esperto.

Dal rifugio Genova (2306 m) partiamo seguendo il sentiero numero 3 che sale al passo Poma (Kreuzkofeljoch).

Dal passo proseguiamo verso sud, percorrendo il sentiero in cresta fino alla cima del Sobbuccio (Sobutsch), a 2466 m. Continuando verso sud, in leggera discesa lungo la cresta, passiamo sopra l’Alpe Medalges fino alla forcella di Medalges (Fùrcia de Medalges – Kreuzjoch), a 2293 m, sempre lungo il sentiero 3.

Prima in direzione sud ovest, poi sud, il sentiero prosegue e ci porta a scavalcare un costone. A 100 metri di dislivello in salita dalla forcella, arriviamo a un bivio: a ovest, il sentiero 13 porterebbe al rifugio Firenze; a sud, il sentiero 3 porta alla forcella Roa (Forcella della Rova – Roascharte), a 2617 m. Continuiamo quindi lungo il sentiero 3 fino alla forcella, salendo velocemente lungo un selvaggio canale detritico: qui il sentiero che attraversa il ghiaione si fa ripido e faticoso.

La forcella Roa, a 2617 metri di quota, separa il gruppo delle Odle (a ovest) al gruppo del Puez (e est). In questo punto, nelle prime settimane d’estate, è possibile trovare ancora neve e ghiaccio. Ovviamente, raccomandiamo di prestare molta attenzione! Le guide suggeriscono di avere con sé una piccozza o dei ramponi.

Dalla sella Roa, prendiamo il sentiero 3A che, in un’ora e mezza circa, ci condurrà al Rifugio Puez (Puezhutte) passando per forcella Nivea (Nivesscharte) che con i suoi 2740 m è il punto più alto della tappa. Per arrivare alla sella Nivea dobbiamo affrontare una via ferrata su sentiero attrezzato con scale e corde metalliche: non è complicata ma richiede sicuramente molta prudenza.

Da forcella Roa, a sinistra, il sentiero 3A attraversa quindi il pendio detritico e si infila in una gola. Saliamo il canalino utilizzando una scaletta e, camminando tra rocce e roccette, arriviamo a forcella Nivea. Da qui, si scende all’Alpe di Puez e, percorrendo la conca pianeggiante, proseguiamo lungo il tracciato che si collega al sentiero numero 2 e raggiungiamo il rifugio Puez (2475 m).

Dopo una pausa in rifugio, riprendiamo il cammino verso il passo Gardena, che raggiungeremo in circa 2 ore e mezza. Prendiamo così il sentiero 2, attraversando l’altopiano roccioso del Puez. Dopo un’ora arriviamo alla forcella Ciampai (Ciampaijoch), a 2366 m: qui siamo di fronte a un bivio e dobbiamo tenere la destra, sempre seguendo il segnavia 2. Scendiamo fino al lago di Crespeina (Crespeinasee), a mezz’ora dalla forcella. Una veloce salita ci porta poi, dopo altri 30 minuti, al passo Crespeina (Crespeinajoch), a 2528 m.

Il cammino prosegue con una discesa a serpentina, poi una traversata sotto le rocce e infine una salita lungo un canalone detritico sino al passo Cir (Cirjoch), a 2469 m. Da qui la discesa prosegue ancora fino ai prati che scendono a sud al passo Gardena (2.121 m).

Trasporti

Solo all’arrivo sul passo Gardena, vedi tappa successiva

Soste

Rifugio Puez


Info Turistiche

[Foto di Stefan Lenz]

Dal passo Gardena al Rifugio Boè

Questa tappa della Monaco Venezia si snoda sul magnifico gruppo del Sella,
portandoci dal passo Gardena al rifugio Pisciadù e poi al rifugio Boè.
Anche oggi, percorreremo un tratto dell’Alta Via numero 2 delle Dolomiti.

  • lunghezza
    7km
  • tempo
    4:30ore
  • dislivello +
    820m
  • dislivello -
    90m
  • difficoltà
    Difficile

A sedici giorni di distanza dalla nostra partenza da Monaco di Baviera, toccheremo il punto più alto dell’intera traversata della Monaco Venezia, tra il Pisciadù e il Boè, vicino a quota 3000 (2.962 m).

La tappa che va dal passo Gardena al rifugio Boè include alcuni tratti parzialmente esposti, dove bisogna avere un passo sicuro e non soffrire di vertigini. Teniamo in considerazione anche che a questa altitudine il tempo può cambiare repentinamente e si devono calcolare possibilità di neve e ghiaccio anche in estate. E se c’è nebbia, l’orientamento diventa problematico.

Dal Puez al Sella: sul passo Gardena (2.121 m), ci lasciamo alle spalle il gruppo del Puez e ci troviamo davanti l’imponente massiccio del gruppo del Sella, dai fianchi a picchi frastagliati. Dal passo imbocchiamo il sentiero 666, prima su prato poi con rapidi tornanti in salita lungo la val Setus, stretta tra alte pareti di roccia. Questo pezzo su ghiaione è abbastanza faticoso. Un tratto attrezzato ci consente di superare un salto di roccia.

Arriviamo così a una forcella: scendendo, raggiungiamo il rifugio Pisciadù, a 2587 metri di quota, alla base di Cima Pisciadù e vicino all’omonimo lago alpino. Dal passo Gardena al rifugio Franco Cavazza al Pisciadù ci vogliono quasi due ore di cammino, ripagate da una camminata emozionante tra le pareti rocciose del Sella.

Ripartiamo dal rifugio Pisciadù diretti verso il rifugio Boè, che dista circa 2 ore e mezza, riprendendo il sentiero 666. Passiamo vicino al lago Pisciadù, che costeggiamo sulla sponda sinistra, e poi saliamo verso il pendio merdionale di cima Pisciadù (2.985 m). Incontriamo una biforcazione e proseguiamo sulla destra, attraverso una piccola traccia tra le rocce.

Con una ripida salita accediamo all’altopiano lunare del Sella, che si estende con la sua caratteristica spianata rocciosa a circa 2900 m di altitudine. Qui il sentiero si congiunge a quello che sale dal passo Sella. Procediamo verso sud per località Antersas (Zwischenkpfel) e il sentiero 647 ci accompagna tra continui scaliscendi fino al rifugio Boè (2871 m).

Trasporti

Collegamento tramite bus dal Passo Gardena e Selva di Valle Gardena o Badia, gli ultimi bus partono verso le 18.00, funivia tra il Passo Gardena e Grödnerjoch und Selva di Val Gardena, da luglio a settembre, dalle 8.30 alle17.00.

Soste

Rifugio Pisciadù


Info Turistiche

Associazione turistica di Selva di Val Gardena, via Mëisules 213, I-39048 Selva di Val Gardena, Tel. 0471/795122


Dal rifugio Boè, meta finale di questa tappa della Monaco Venezia, chi ha ancora energie da spendere può togliersi una grande soffisfazione: conquistare la vetta più alta del Percorso da Sogno, superando i 3000 metri slm. In un’ora dal rifugio Boè, prendendo il sentiero 638, si può raggiungere la cima del Piz Boè e arrivare al piccolo rifugio Capanna Fassa (3152 m). Poi, si rientra al Boè dove si trascorrerà la notte.

[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Boè al lago Fedaia

Dal rifugio Boè scendiamo al passo Fedaia,
sulla riva del lago su cui si specchia la Marmolada, Regina delle Dolomiti.
Anche qui, la Monaco Venezia ricalca un tratto dell’Alta Via numero 2.

  • lunghezza
    12km
  • tempo
    6:00ore
  • dislivello +
    240m
  • dislivello -
    1070m
  • difficoltà
    media

Con questa giornata di cammino ci muoviamo tra il territorio del Trentino Alto Adige e quello della provincia di Belluno.

La tappa ci porta infatti dall’altopiano del Sella fino ai piedi della Marmolada, la regina delle Dolomiti, con i 3.343 m di Punta Penia. Passiamo dal passo Pordoi al Fedaia percorrendo il bel sentiero del Viel dal Pan. Un’escursione senza grosse difficoltà, ma da non sottovalutare per il grande dislivello in discesa.

Dal rifugio Boè (2.871 m) prendiamo il sentiero 627 fino alla forcella Pordoi (2.848 m) e al vicino rifugio Forcella Pordoi (2.846 m). Un ripido ghiaione scende poi dalla forcella ai prati del passo Pordoi, in circa un’ora di camminata dal rifugio Boè.

Dal passo Pordoi, prendiamo il sentiero 601, detto anche “Viel dal Pan”.

Perché il Viel dal Pan porta questo nome? Perché nel ‘600 veniva usato dai commercianti di farina come via di passaggio tra il bellunese e le valli ladine. Commercianti e contrabbandieri: la repubblica di Venezia impediva alle popolazioni della terraferma di fare commercio della sua farina di mais. E questo sentiero consentiva di aggirare i fondo valle.

Il Viel dal Pan è un itinerario semplice e spettacolare che collega il passo Pordoi al passo Fedaia, con una vista panoramica meravigliosa sulla Marmolada e il suo ghiacciaio, il Gran Vernel e il gruppo del Sella. Si chiama anche Bindelweg, in onore del medico tedesco Karl Bindel, presidente della sezione DOAV di Bamberga, che riscoprì questo percorso nell’800 e fece sistemare il sentiero.

Dal Pordoi, il sentiero 601 scende lungo il versante est del Sass Beccè e poi sui fianchi del Belvedere. A metà strada troviamo il piccolo rifugio Viel dal Pan (2.432 m).

Da qui, proseguiamo prima in salita, poi in piano, poi in decisa discesa fino al Lago Fedaia (2.054 m) sull’omonimo valico alpino. Il passo Fedaia dista meno di due ore a piedi dal passo Pordoi.

Una volta arrivati al lago Fedaia, al cospetto della Marmolada, incontriamo numerosi alberghi e punti di ristoro. Dal piazzale parte anche l’impianto di risalita che collega il poasso Fedaia al rifugio Pian dei Fiacconi.

Trasporti

Bus dal Passo Pordoi e dal Lago di Alleghe verso Canazei e Rocca Pietore

Soste

Numerose lungo il percorso e sul Passo Pordoi


Info Turistiche

Associazione turistica della Val di Fassa, Via Costa 79, I-38032 Canazei, Tel. 0462/602466


[Foto di Stefan Lenz]

Dal lago Fedaia a Alleghe

Tra laghi e gole: la Monaco Venezia ci porta ad esplorare
l’area che va dal lago di Fedaia a Malga Ciapela,
dai Serrai di Sottoguda al lago di Alleghe.

  • lunghezza
    22 km
  • tempo
    4:30ore
  • dislivello +
    0m
  • dislivello -
    1100m
  • difficoltà
    facile

Ecco un’escursione facile, interamente in discesa. Qualche problema può essere causato da un orientamento non sempre immediato nella zona di Malga Ciapela.

Iniziamo dal lago Fedaia: da qui, percorriamo il sentiero che corre lungo la sponda del lago che costeggia la Marmolada, ai piedi del ghiacciaio. Arriviamo alla diga e infine al passo Fedaia, che collega la provincia di Bolzano a quella di Belluno.

Da qui, dobbiamo scendere a Malga Ciapela, seguendo il sentiero che accompagna il letto del torrente Ru di Arei e scende parallelo alla strada statale percorsa dalle auto. In un’ora e mezza arriviamo a Malga Ciapela, dove parte la cabinovia che, in tre tronconi, si inerpica fino alla cresta della Marmolada.

La discesa prosegue verso i serrai di Sottoguda, grazie a una passeggiata facile e molto suggestiva lunga circa 2 km. A destra troviamo una piccola cascata: solo le acque del ru Franzei che confluiscono nel torrente Pettorina. Scendiamo e incontriamo una chiesetta: risalente all’Ottocento e dedicata a Sant’Antonio, dal 1934 è dedicata al ricordo dei caduti della Grande Guerra.

Più avanti, sulla destra, una nicchia scavata in una piccola insenatura tra le rocce protegge una statuetta della Madonna, la Vergine dei Serrai. Procedendo ancora, osserviamo alcune gallerie scavate nella roccia, testimonianza della prima guerra mondiale. Ci inoltriamo ancora lungo al stretta gola dei Serrai di Sottoguda e sbuchiamo in paese. Qui possiamo passeggiare ammirando gli antichi tabià di legno e i vecchi, curatissimi, fienili.

Da Sottoguda procediamo in discesa vicino al corso del torrente Pettorina e prendiamo il sentiero naturalistico Sottoguda – Masarè. Andiamo avanti superando il paese di Rocca Pietore (che resta sulla sinistra) e poi il centro più piccolo di Pezzè. Proseguendo ancora, costeggiando il Cordevole, oltrepassiamo Caprile e il santuario di Santa Maria delle Grazie. Ancora qualche centinaio di metri, e il sentiero naturalistico ci accompagna fino a Alleghe.

Trasporti

Bus dal Lago di Fedaia, Malga Ciapela, Sottoguda e in Alleghe

Soste

Molteplici possibilità di sosta, ad esempio a Malga Ciapela e Sottoguda. Possibilità di acquisti a Sottoguda, Pian (negozi di prodotti tipici e specialità locali), ma soprattutto ad Alleghe.


Info Turistiche

Consorzio Operatori Turistici Alleghe-Caprile, I-32022 Alleghe (BL), Tel. 0437/523201 o 523544, in centro paese, vicino alla chiesa


Possiamo decidere di concludere proprio a Alleghe questa tappa della Monaco Venezia oppure di proseguire fino a Masarè, che si trova alla fine del lago di Alleghe. Per raggiungere Masarè possiamo completare la passeggiata sul lungo lago, restando sulla sponda destra, oppure attraversare il paese e continuare sulla sinistra, lungo la strada principale.

[Foto di Stefan Lenz]

Da Alleghe al Rifugio Tissi

La Monaco Venezia ci porta oggi ai piedi della “Parete delle Pareti”:
da Alleghe al rifugio Tissi, al cospetto della Civetta.

  • lunghezza
    12km
  • tempo
    4:00ore
  • dislivello +
    1350 m
  • dislivello -
    50m
  • difficoltà
    difficile

Con questa tappa saliamo dal paese di Alleghe (1000 m) alla cima del Col Reàn, dove il rifugio Tissi (2250 m) ci aspetta proprio di fronte all’incombente parete della Civetta.

Per raggiungere il Tissi abbiamo molte alternative diverse per lunghezza, dislivello e grado di difficoltà. La via più praticata dagli escursionisti sale da Alleghe al rifugio Coldai e poi dal Coldai al Tissi.

Attenzione: il sentiero 563 per Casamatta è un sentiero attrezzato per escursionisti esperti (EE), con passaggi ferrati, ripidi e faticosi e un grande dislivello in salita, sviluppato su una corta distanza.

A) Il percorso originale proposto dalla Monaco Venezia parte da Masarè di Alleghe. Da Masarè (1009 m) prendiamo il sentiero attrezzato 563 – sentiero EE per escursionisti esperti – per il bivacco Casamatta (1651 m). Proseguendo per una ripissima salita lungo il sentiero 563 arriviamo a forcella Casamatta (2009 m), tra il Crep di Casamatta e il Bec di Mezzodì. Superata la forcella, continuiamo in direzione sud est sempre lungo il segnavia 563 verso il Col Rean, dove troviamo il rifugio Tissi.

B) Un’altra soluzione prevede un primo passaggio in cabinovia e poi un altro sentiero EE: da Alleghe, possiamo salire con la cabinovia fino a Pian di Pezzè (1462 m) e da lì, in 2 ore abbondanti di cammino, prendere il sentiero senza nome per il rifugio Coldai, che passa per Sora Sassel. Arrivati al Lago Coldai (2143 m), al bivio, giriamo a sinistra seguendo il sentiero 560 in direzione rifugio Tissi. Questo tratto fa parte dell’Alta Via numero 1 delle Dolomiti. Camminando ai piedi dell’imponente parete della Civetta, poco prima della forcella del Col di Rean svoltiamo a destra per prendere il sentiero 563 che, con uno strappo finale in salita, ci porta direttamente al rifugio Tissi.

C) Una terza via comincia di nuovo dalla partenza della cabinovia di Alleghe. Qui, utilizziamo gli impianti di risalita per due volte: da Alleghe a Pian di Pezzè e poi da Pian di Pezzè (1452 m) a Col dei Baldi (1922 m). Da qui percorriamo prima un tratto di Anello Zoldano e poi seguiamo il percorso dell’Alta Via n.1 fino al rifugio Tissi. Da Col dei Baldi, infatti, ci incamminiamo lungo un’interpoderale che ci immette sul sentiero 561, che seguiamo verso destra in direzione forcella di Alleghe. Arriviamo poi a un bivio con i senteri 556 e 564 e ci immettiamo sull’Alta Via, seguendo il sentiero 556 verso il rifugio Coldai, che raggiungiamo in circa un’ora, dopo aver superato casera Pioda e la Busa del Toro. Dal rifugio Coldai procediamo verso Forcella Coldai e il Lago Coldai, incantevole laghetto alpino a 2413 metri di quota. Oltrepassato il lago, continuiamo per un lungo tratto lungo il sentiero 560, che corre ai piedi dei ghiaioni della Civetta. Al bivio, a destra, prendiamo il sentiero 563 che ci porta dritti al rifugio Tissi.

D) Un’ulteriore opzione evita gli impianti di risalita e fa salire gli escursionisti a piedi fino all’arrivo della cabinovia a Pian di Pezzè. Da Alleghe (località Fontanive) si segue il sentiero 564 che risale il torrentello Ru de l’Aiva e porta proprio ai Piani di Pezzè. Da qui, si procede come nel percorso B).
Oppure ancora, da Piani di Pezzè, si allunga notevolmente l’escursione lungo il corso d’acqua Ru de l’Aiva per il sentiero 564, fino alla Forcella di Alleghe. Da qui, si continua come nel percorso C). Ma quest’ultima ipotesi è sconsigliabile per la lunghezza complessiva, davvero eccessiva per chi sta affrontando una traversata impegnativa come la Monaco Venezia.

Il rifugio Tissi è una meta molto frequentata, e gli escursionisti hanno a disposizione una grande varietà di sentieri per raggiungerlo. Se si prende la funivia dal centro di Alleghe, la passeggiata risulta affrontabile in mezza giornata. Se non si usano gli impianti di risalita, il dislivello in salita diventa impegnativo.

Trasporti

Ad Alleghe collegamento bus con Belluno

Soste

Molteplici possibilità di sosta se si sale da Alleghe, nessuna se si sale da Masarè


Info Turistiche

Ufficio Turistico Alleghe, Piazza Kennedy 17, I-32022 Alleghe, Tel. 0437/523333; I.A.T. informazioni e accoglienza turistica, Via Mareson 133, I-32010 Zoldo Alto, Tel. 0437/789145


[Foto di Stefan Lenz]

Dal Rifugio Tissi al Carestiato

Dal Tissi al Vazzoler, dal Vazzoler al Carestiato:
in questo tratto la Monaco Venezia si snoda attorno alle magnifiche pareti
della Civetta e della Moiazza, nel cuore delle Dolomiti Bellunesi.

  • lunghezza
    14km
  • tempo
    5:30ore
  • dislivello +
    650m
  • dislivello -
    1000m
  • difficoltà
    media

Una lunga escursione, nel complesso non difficile, ci accompagna sotto alle imponenti pareti dei massicci dolomitici della Civetta e del gruppo della Moiazza. Dal rifugio Tissi, passeremo per il rifugio Vazzoler e la sella da Camp, prima di arrivare al rifugio Carestiato. Volendo, si può proseguire ancora e far terminare la tappa sul passo Duran, al rifugio San Sebastiano.

Partiamo dal rifugio Tissi (2250 m) e scendiamo per il sentiero 563. Ci congiungiamo così con il sentiero 560 e con l’Alta Via numero 1 delle Dolomiti, che percorreremo per tutta la tratta rimanente di questa tappa della Monaco Venezia.

Dal sentiero 563 ci immettiamo, sulla sinistra, sul sentiero 560. Seguendo i segnavia in direzione Vazzoler superiamo la Forcella di Col Rean (2107 m) e poi passeggiamo lungo la Val Civetta, con la maestosa parete di roccia della Civetta che si innalza alla nostra sinistra e accompagna il nostro cammino. Più avanti superiamo la Sella di Pelsa (1954 m) e continuiamo ancora lungo il 560, che dopo aver girato intorno alla Torre Venezia del Civetta ci porta fino al rifugio Vazzoler (1714 m).

Dal rifugio Vazzoler ripartiamo alla volta del rifugio Carestiato, che raggiungeremo dopo circa 4 ore. Prendiamo il sentiero 555 che ci fa passare ai piedi della Torre Trieste della Civetta. Poi, lasciamo il 555 che porta a Capanna Trieste e seguiamo invece il sentiero 554 che taglia i Giaroi del Palanzin, alla base della Moiazza. Proseguendo sul 554, superiamo la forcella dell’Ors (1800 ca) e costeggiando, la base delle Torri di Camp, arriviamo alla Forcella del Camp (1933 m).

Dalla forcella, la camminata verso il Carestiato lungo il sentiero 554 è un saliscendi tra pietroni e passaggi in mezzo al bosco. Il 554 ci conduce senza particolari difficoltà al rifugio Carestiato (1834 m) che ci accoglie ai piedi della parete sud della Moiazza, diramazione delle Masenade.

Trasporti

Assenti

Soste

Rifugio Vazzoler


Info Turistiche

I.A.T. informazioni e accoglienza turistica, I-32012 Forno di Zoldo, Via Roma 10, Tel. 0437/787349; Ufficio Turistico Agordo, Tel. 0437/62105


Chi volesse portarsi avanti con la tappa successiva, può decidere di continuare a piedi fino al passo Duran (1601 m). Una passeggiata di circa un’ora ci fa infatti scendere dal rifugio Carestiato al passo, dove incontriamo il rifugio San Sebastiano o il Tomè. In alternativa, la discesa dal Carestiato al Duran sarà l’inizio della tappa successiva della Monaco Venezia, la numero 21.

Dal rifugio Carestiato a Pian de Fontana

Una lunga traversata all’interno del parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi,
in gran parte ricalcando il percorso dell’Alta Via numero 1,
ci porta dal Carestiato al rifugio Pian de Fontana,
passando per forcella Moschesin e rifugio Pramperet.

  • lunghezza
    18km
  • tempo
    7:30ore
  • dislivello +
    1300m
  • dislivello -
    1500m
  • difficoltà
    difficile

La Monaco Venezia si incammina oggi tra l’Agordino e la Val di Zoldo con un’escursione molto varia. Lunga ma nel complesso semplice, la camminata è accompagnata da un paesaggio incantevole.

Partiamo dal rifugio Carestiato (1834 m), oppure direttamente dal passo Duran per chi ha già completato questo primo tratto la sera precedente. Dal Carestiato, il sentiero 549 diventa una comoda mulattiera che scende tra boschi e pascoli fino al passo Duran (1601 m). Sul valico alpino incontriamo la strada statale 347, che collega la Val di Zoldo all’Agordino. Percorriamo la strada in direzione Agordo per qualche centinaio di metri in discesa, fino a Malga Caleda Vecchia (o Ponte Caleda) a 1540 m.

Da questo punto, riconoscibile per i cartelli e il piccolo spiazzo dove gli escursionisti parcheggiano le auto, prendiamo il sentiero 543 che sale a Forcella Dagarei (1620 m). Seguendo la traccia alta, sulla sinistra, camminiamo tagliando coste e pendii ghiaiosi, sotto i versanti ovest del Tamer, della Cima de le Forzelete e del Castello del Moschesin. Oltrepassata malga Moschesin, ai prossimi bivii manteniamo il sentiero 543 e valichiamo Forcella Moschesin (1940 m). Qui ci troviamo proprio nel cuore del parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

La Forcella del Moschesin si affaccia sull’incantevole Val Pramper sul versante della Val Zoldana. Continuando sul sentiero 543 arriviamo a Pra della Vedova e al rifugio Pramperet (rifugio Sommariva al Pramperet, 1857 m), che raggiungiamo dopo circa 4 ore dalla partenza. Al rifugio Pramperet è previsto il pernottamento per gli escursionisti dell’Alta Via numero 1 delle Dolomiti. Noi della Monaco Venezia, invece, dobbiamo proseguire per altre 3 ore fino al rifugio Pian de Fontana.

Dal rifugio Pramperet (1857 m), torniamo indietro di pochi metri fino a ritrovare il bivio con alcuni sentieri e prendiamo il 514, che sale su colli erbosi fino a Portela dei Pezedei (o Portela del Piazedel, 2040 m). Il panorama, con il monte Pelmo che si staglia proprio di fronte, è straordinario.

La traccia 514 sale fino alla Forcella Sud dei Van di Città (Van de Zità, 2395 m). Siamo immersi in un paesaggio naturale incontaminato e selvaggio: dall’alto, ammiriamo le desolate conche dei Van di Città, racchiuse tra le Cime di Città e la Talvena. Scendiamo per il Van de Zità de fora, sempre osservando i segnavia 514 che ci guidano verso le rustiche casere del rifugio Pian de Fontana.

Trasporti

Nessuno

Soste

Rifugio Pramperet, ca. 10 minuti dal sentiero; acqua alla Malga Moschesin


Info Turistiche

Ufficio Turistico Agordo, Tel. 0437/62105; Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Piazzale Zancanaro 1, I-32032 Feltre, Tel. 0439/3328


[Foto di Stefan Lenz]

Da Pian de Fontana al Settimo Alpini (o Belluno)

La tappa che va dal Pian de Fontana al Settimo Alpini
è una delle più complicate della Monaco Venezia,
con una ferrata sulla Schiara davvero impegnativa.
Chi non ha la preparazione adatta, deve scegliere la variante che porta al rifugio Bianchet.

  • lunghezza
    7km
  • tempo
    8:00ore
  • dislivello +
    670m
  • dislivello -
    860m
  • difficoltà
    difficile

Per affrontare questa “tappa delle scalate” della Monaco Venezia – che va dal rifugio Pian de Fontana al 7. Alpini sulla Schiara – è necessario avere una preparazione adeguata per affrontare una via ferrata e trovarsi in una giornata di bel tempo. Senza la presenza di queste due condizioni, bisogna scendere al rifugio Bianchet.

Ci concentreremo però sul tragitto originale, che dal Pian de Fontana passa per il Casonet di Nerville, la Forcella del Marmol, il Bivacco del Marmol e infine termina al Rifugio 7. Alpini. Un’escursione lunga e difficile, in zone impervie e senza nessun punto di ristoro.

Dal rifugio Pian de Fontana (1632 m) scendiamo verso ovest lungo la traccia 514, in un bosco ai piedi del Talvena. Poi, procedendo in salita, arriviamo a Forcella La Vareta (1704 m). Poco distante, sul pianoro erboso, incontriamo le casere abbandonate di La Vareta. La vista è già conquistata dalle pareti settentrionali della Schiara e poi dal panorama sulla Val Vescovà.

Il sentiero procede senza forti dislivelli per la Val Vescovà, restando sui 1700 metri di altitudine. Dopo una breve discesa arriviamo a un bivio: qui, abbiamo due possibilità, le stesse che vengono offerte agli escursionisti dell’Alta Via n.1. Da una parte si va al rifugio Settimo Alpini, dall’altra al rifugio Bianchet. Da una parte, un’impegnativa ferrata; dall’altra, un tranquillo sentiero.

Vediamo cosa succede se andiamo verso il rifugio 7. Alpini: dal bivio, seguiamo ancora la traccia 514 che si inoltra tra la vegetazione in direzione sud est. Prima scende verso il Casonet di Nerville (1641 m) e poi riprende quota salendo alla Forcella Nerville (1953 m).  Sempre la traccia 514 ci porta ancora più su, alla Forcella del Marmol (2262 m), in un ambiente impervio e “di orrida bellezza”, per citare Piero Rossi, che raccomandava di “non scendere assolutamente per la gola sud, ghiacciata e pericolosissima”.

Dalla forcella, saliamo in ferrata verso il Bivacco del Marmol (2266 m). Troviamo il punto in cui si incrociano la ferrata Berti e la ferrata Marmol e proseguiamo verso sud per la via ferrata Marmol, fino all’omonimo Bivacco.

Da qui, bisogna affrontare la discesa lungo la via ferrata del Marmol, che taglia il lato est della parete meridionale della Schiara fino al rifugio Settimo Alpini. Si tratta di un passaggio obbligato ben segnalato e attrezzato con corde fisse, scalini e scale metalliche. Sono 600 metri di dislivello in discesa, in parte molto esposti, sempre tra impressionanti vedute sulle rocce delle Dolomiti Bellunesi. Arrivati ai ghiaioni ai piedi della parete della Schiara, incontriamo il caratteristico Porton della Schiara e poi, un comodo sentiero tra pendii erbosi ci conduce al rifugio 7. Alpini (1502 m), meta finale di questa tappa della Monaco Venezia.

Variante: verso il rifugio Bianchet e Belluno

Vediamo però la variante della Monaco Venezia (e anche dell’Alta Via numero 1) che evita la via ferrata e porta al rifugio Bianchet, e ritorniamo al bivio vicino alla forcella La Vareta. Qui, prendiamo il sentiero 518 che scende lungo la Val Vescovà.

Continuiamo in discesa verso ovest, diretti al rifugio Bianchet. In un’ora circa arriviamo al Pian dei Gat. In questa radura circondata da un fitto bosco e dominata dalla parete nord della Schiara e dal profilo settentrionale della Gusela del Vescovà troviamo il rifugio Bianchet (1245 m). Dal rifugio, continuando a piedi lungo la mulattiera, percorriamo la Val Vescovà fino alla località La Muda (486 m): a due ore di cammino dal Bianchet arriviamo sulla strada statale agordina, dove transitano le corriere dirette a Belluno.

Segnalazione percorso alternativo (*) Anziché arrivare sulla statale agordina, però, è possibile arrivare a Belluno attraverso un percorso alternativo che parte da località Peron. Da Peron si imbocca il sentiero per il Sass di San Salvador, a mezza costa del Monte Peron (270 metri di dislivello in positivo). Il sentiero esistente offre un bel panorama sulla Valle del Cordevole e sulle frazioni circostanti. Giunti in località Comui Alti si prosegue per la località Sommaval, percorrendo il vecchio sentiero esistente. Si arriva così a Libano, presso la ex chiesa parrocchiale, da cui si gode di una vista totale sulla Valbelluna. Da Libano si continua a piedi fino a Tisoi e poi a Bolzano Bellunese. Da Bolzano Bellunese si scende verso il centro città di Belluno.

(*) Grazie al CAI di Belluno e al Circolo Ricreativo e Culturale San Giorgio per queste indicazioni.

Trasporti

Nessuno verso il rifugio Settimo Alpini.
Dal rifugio Bianchet, mezzi pubblici lungo la strada statale agordina.

Soste

Nessuna possibilità di sosta sul percorso


Info Turistiche

Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, Piazzale Zancanaro 1, I-32032 Feltre, 0439/3328


[Foto di Stefan Lenz]

Dal rifugio Settimo Alpini a Belluno

È il congedo dalle Dolomiti: dal rifugio 7. Alpini scendiamo a Case Bortot e Bolzano Bellunese
e arriviamo a valle, nel centro città di Belluno.

  • lunghezza
    13km
  • tempo
    4:00ore
  • dislivello +
    90m
  • dislivello -
    1200m
  • difficoltà
    facile

Questa tappa della Monaco Venezia ci riporta a valle, dopo le emozionanti traversate tra le Alpi e le Dolomiti. Nonostante il lungo dislivello in discesa, la camminata è facile. Anche in questo caso, il “percorso da sogno” ricalca un tratto dell’Alta Via numero 1.

Dal rifugio Settimo Alpini (1502 m) il sentiero 501 scende ripido lungo la Valle dell’Ardo.

La vegetazione è rigogliosa, il paesaggio selvaggio, il torrente impetuoso. In quattro punti attraversiamo l’Ardo, su piccoli ponti e passerelle: l’ultimo, è il ponte Mariano. Da qui, il sentiero prende il numero 509: siamo ormai vicini a Case Bortot, che raggiungiamo prima salendo per 100 metri, poi percorrendo un comodo tratto pianeggiante.

Lungo questo frammento di percorso, vale la pena di fare una piccola deviazione al Bus del Buson, una meraviglia della natura semi nascosta nella Valle dell’Ardo. Si tratta di un anfiteatro di pietra dalle pareti stratificate e altissime, una forra magnifica e impressionante, scavata nella roccia dall’impeto delle acque dell’Ardo.

Riprendendo il sentiero 509 arriviamo a Case Bortot, caratteristico borgo composto da pittoresche casette dai tetti in pietra. Proprio questo grappolo di antiche abitazioni, che hanno dato vita a un recente progetto di ospitalità diffusa, ci accoglie alla fine del sentiero.

Da Case Bortot il percorso della Monaco Venezia prosegue verso Belluno, seguendo la strada principale. Incontriamo così le frazioni di Gioz e Bolzano Bellunese e poi, sempre in discesa, passiamo per Vezzano, ormai alle porte della città. Siamo già immersi nella vita cittadina, e le strade trafficate prendono il posto dei tranquilli sentieri di montagna.

Il corso dell’Ardo ci accompagna in questo tragitto verso il centro di Belluno. Per ritornare ancora un po’ a stretto contatto con la natura, possiamo proseguire verso sud utilizzando il sentiero che fiancheggia il corso del torrente e sbuca a Borgo Pra, quartiere a sud est di Belluno.

Oppure, da Vezzano, continuiamo lungo la strada principale e arriviamo nel quartiere di Mussoi. Lasciandoci la farmacia sulla destra, ci troviamo davanti a un incrocio. Molto semplicemente, svoltiamo a sinistra immettendoci in via Gregorio XVI. Passiamo davanti alla caserma dei Vigili del Fuoco e poi alla caserma militare “Salsa” e, andando ancora diritti, arriviamo a una rotonda. Dobbiamo continuare sempre dritti verso sud per qualche centinaio di metri, per ritrovarci proprio nel cuore del centro storico di Belluno.

Trasporti

Bus e treni a Belluno

Soste

Assenti


Info Turistiche

Ufficio Turistico di Belluno, piazza Duomo 1 – 32100 Belluno. Tel. 0437/940083


Da Belluno a Revine

La Monaco Venezia passa tra Belluno e Revine, lungo i sentieri delle Prealpi bellunesi e trevigiane.
Il percorso originale si muove tra Valmorel, Casera Montegal e Pian de le Femene.
Ma esiste una variante sulle creste di Nevegal e Visentin…

  • lunghezza
    25km
  • tempo
    8ore
  • dislivello +
    750m
  • dislivello -
    850m
  • difficoltà
    facile

Nella tappa che collega Belluno a Revine, in provincia di Treviso, la Monaco Venezia propone due varianti. Il tracciato originario passa per Valmorel, Casera Montegal e Pian de le Femene. Una variante più recente sale sulle creste del Nevegal e del Col Visentin, e richiede un pernottamento aggiuntivo al rifugio Col Visentin. In questa seconda ipotesi, il panorama è magnifico ma il percorso si allunga di una giornata (e le tappe diventano 29). In entrambi i casi, poi, si scende a Revine, dove si riprende il cammino verso Venezia.

Belluno, punto di passaggio per gli escursionisti della Monaco – Venezia, rappresenta l’anello di congiunzione tra le Dolomiti e le Prealpi venete: alle spalle, ci si lascia la traversata sulle vette, solitaria e affascinante, davanti ci aspettano lunghe camminate su strade quasi sempre pianeggianti e ben più trafficate, prima di arrivare alla meta conclusiva.

L’inizio della tappa è a Belluno, in centro città (383 m). Ci spostiamo a sud del centro storico, verso il Ponte della Vittoria. In questo tratto bellunese della Monaco Venezia prestiamo attenzione ai cartelli gialli con la freccia rossa che indicano il percorso da intraprendere.

Attraversiamo prima il Piave, oltrepassando il Ponte della Vittoria, e ci portiamo sulla sinistra Piave. Da qui, saliamo verso Castion e poi a sinistra verso Castoi e Cet. La passeggiata sale pian piano in quota, toccando diverse frazioni della città di Belluno e sempre restando lungo le strade urbane. Da Cet, il percorso si snoda poi a fianco al corso del torrente Cicogna, arrivando ai piccoli abitati di Piandelmonte e Tassei. Da Tassei, proseguiamo verso Valmorel, meravigliosa località compresa nel territorio del Comune di Limana. Valmorel, incantevole finestra aperta sulla Valbelluna e sulle Dolomiti, è un idilliaco pianoro che si estende a 800 metri di altitudine.

Da Valmorel procediamo verso sud sempre sulla strada principale, fino a un piccolo parcheggio da cui comincia la salita a Malga Montegal. Sulla sinistra, troviamo infatti un cartello che indica proprio Malga Montegal e lo seguiamo: la strada si fa più stretta ma resta comunque asfaltata e ci porta senza difficoltà alla malga.

Da Malga Montegal (920 m) seguiamo l’indicazione per Pian de le Femene e per le sorgenti del torrente Limana, che incontrermo tra poco. Lasciamo finalmente la strada asfaltata e procediamo lungo il sentiero che curva verso destra, attraverso verdi prati erbosi e i bei pascoli di Malga Montegal.

Il percorso procede a tratti nel bosco e, nella parte finale, la superficie su cui camminiamo è una rampa di cemento circondata dalla vegetazione. Superiamo la sorgente del torrente Limana – una rinfrescante fontanella naturale che ci aspetta sulla sinistra – e dopo pochi minuti di cammino in salita arriviamo a Pian de le Femene (1100 m), già nel territorio di Revine.

Da qui, il panorama è generoso e la vista spazia a 360°, dalle montagne alla pianura trevigiana. Incontriamo numerosi cartelli dedicati al percorso Monaco Venezia. Pian de le Femene è infatti un crocevia di sentieri e percorsi escursionistici: anche il sentiero europeo E7, ad esempio, passa per di qua.

Adesso ci troviamo di nuovo su una strada asfaltata carrozzabile: possiamo percorrerla in direzione sud, e scendiamo direttamente a Revine (224 m), affrontando un considerevole dislivello in discesa. Oppure, dal Pian de le Femene, imbocchiamo il sentiero 1032 che taglia la collina e poi si immette sulla strada asfaltata in prossimità del paese.

Trasporti

Bus a Revine

Soste

Possibilità di pernottamento nella stagione estiva nella Valmorel e sul Pian de le Femene


Info Turistiche

Ufficio Turistico di Belluno, piazza Duomo 1 – 32100 Belluno. Tel. 0437/940083


Da Revine a Ponte della Priula

Da Revine al Ponte della Priula, passando per Tarzo, Molinetto della Croda, Refrontolo e Collalto.
La Monaco Venezia esplora le incantevoli colline trevigiane famose per il prosecco
e scende ancora verso il Piave.

  • lunghezza
    27km
  • tempo
    6:00ore
  • dislivello +
    350m
  • dislivello -
    510m
  • difficoltà
    facile

La tappa numero 24 della Monaco Venezia presenta una facile passeggiata sui colli e in pianura, a tratti per sentieri e stradine secondarie. Incontreremo mulini, vigneti e castelli, prima di avvicinarci alla sponda del Piave.

Da Revine ci incamminiamo verso il lago di Santa Maria su via Santa Maria. Giriamo su via Riviera e ci lasciamo il lago sulla destra. Al bivio con via Fornaci manteniamo la destra sulla strada provinciale SP153 e passiamo per Colmaggiore. Superato il centro abitato ci imbattiamo in un importante bivio, dove ci immettiamo nella SP 635 (via La Corona), che percorriamo per pochi metri in direzione Tarzo, per poi svoltare presto a destra sulla SP 152 (via Bellavista).

Continuiamo su via Bellavista fino alla frazione di Reseretta. Camminando sulla SP 152 vediamo un capitello sulla destra: poco prima, la strada che stiamo percorrendo (via Reseretta) si biforca e dobbiamo scendere sulla sinistra. Continuiamo su via Reseretta finché, sulla sinistra, prendiamo una traccia che scende dritta verso località Prapian di Tarzo.

Ritroviamo una stradina asfaltata che si snoda tortuosa tra le colline, collegando Corbanese a Arfanta. La percorriamo in direzione Arfanta finché arriviamo a un piccolo incrocio. Sulla destra c’è una chiesetta, e in questo punto – in località Mondragon di Anfranta – dobbiamo seguire i cartelli che ci indicano la direzione per il Molinetto della Croda.

Andiamo quindi dritti, e la stradina diventa a tratti sterrata, scorrendo tra bellissimi filari di vite e addentrandosi nel bosco e poi aprendosi di nuovo tra le vigne. Passeggiamo quindi immersi nel rilassante paesaggio disegnato dalle colline del prosecco. La strada bianca si immette poi su una strada asfaltata: qui troviamo un cartello del sentiero 001 – Molinetto della Croda, che ci manda a sinistra, e lo seguiamo.

Continuiamo sulla strada asfaltata (via Francesco Fabbri) e arriviamo in via Molinetto. Un ampio parcheggio ci indica che siamo arrivati nei pressi del Molinetto della Croda di Refrontolo. Vale la pena di completare la brevissima deviazione sulla sinistra: visitiamo così il piccolo mulino ad acqua ancora in funzione dal 1630, usato per macinare la farina di mais. Un angolo davvero suggestivo, dove il tempo sembra essersi fermato.

Riprendiamo via Molinetto e continuiamo lungo la strada che ci porta a Refrontolo. Da qui puntiamo poi verso Pieve di Soligo, Barbisano e Collalto. Qui percorriamo la strada di Collalto che regala deliziose vedute sul castello di Collalto e sul castello di San Salvatore di Susegana, che dominano le colline coltivate a vite.

Arrivati in località San Daniele, ci troviamo a un bivio: a sinistra si va in via Tombola, verso Susegana; a destra si accede a via San Daniele, verso Colfosco. Giriamo quindi a destra e un dolce saliscendi in collina ci accompagna a Colfosco. Da qui, Ponte della Priula dista circa 3 km. I due paesi sono collegati dalla trafficata strada SP 34.

Possiamo percorrere l’ultimo tratto che separa Colfosco da Ponte della Priula lungo le stradine che costeggiano il Piave, a sud del centro abitato e della zona industriale.

Trasporti

Bus a Revine, bus e treno alla stazione di Susegana

Soste

In tutti i paesi attraversati


Info Turistiche

Ufficio turistico di Conegliano, Via 20 Settembre 61, I-31015 Conegliano, Tel. 0438/21230


[Foto di Stefan Lenz]

Da Ponte della Priula a Bocca Callalta

Da Ponte della Priula a Bocca Callalta per Salettuol, Maserada sul Piave, Fagarè della Battaglia.
La Monaco Venezia è ormai arrivata in pianura, accompagnata dalle acque del Piave.

  • lunghezza
    26km
  • tempo
    6:00ore
  • dislivello +
    0m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    facile

A tre giorni dall’arrivo in piazza San Marco, il cammino della Monaco Venezia è diventato una passeggiata facilissima in pianura, praticamente senza alcun dislivello. A rendere problematiche queste ultime tappe potrebbero esserci solo il caldo, o la difficoltà di orientarsi su sentieri secondari per defilarsi dalle trafficate strade di città.

Questa tappa che va da Ponte della Priula a Bocca Callalta è sempre accompagnata dal corso del Piave, una presenza costante che guida la nostra rotta. Per prima cosa, dobbiamo attraversare lo storico Ponte della Priula, portandoci così sulla destra Piave, sul lato di Nervesa della Battaglia.

Dobbiamo camminare verso Spresiano, cercando di evitare l’arteria stradale principale: il viavai di auto e mezzi pesanti sulla SS13 è davvero sostenuto. Percorriamo quindi le stradine che si articolano più vicine al letto del fiume Piave e ci avvicianiamo a Salettuol alle porte di Maserada sul Piave e poi a Candelù e Saletto – San Bartolomeo.

Continuando ancora verso sud, sulla riva del Piave, arriviamo a Fagarè della Battaglia. Qui, vale la pena di fermarsi al Sacrario Militare di Fagarè della Battaglia, eretto in memoria dei caduti della Grande Guerra proprio vicino al fiume sacro alla Patria.

Siamo così arrivati a Bocca Callalta, meta finale di questa tappa della Monaco Venezia.

Trasporti

Bus ad esempio a Bocca Callata e Priùla

Soste

Nei paesi lungo il percorso, possibilità di acquisti al punto di arrivo


Info Turistiche

Ufficio turistico della città e della provincia di Treviso, Piazza Monte di Pietà, I-31100 Treviso, Tel. 0422/547632


[Foto di Stefan Lenz]

Da Bocca Callalta a Jesolo

Dal Piave al mare: la Monaco Venezia approda sul mar Adriatico
con una lunghissima passeggiata da Bocca Callalta a Jesolo.

  • lunghezza
    35,4km
  • tempo
    8:00ore
  • dislivello +
    0m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    facile

Da Bocca Callalta a Zenson di Piave e poi a Fossalta e Musile di Piave, Caposile e Santa Maria di Piave, fino a Jesolo. Una tappa facile e pianeggiante ma lunghissima, con otto ore di camminata sotto il sole della pianura veneta.

Ancora una volta, la Monaco Venezia si fa accompagnare dal corso dell’acqua: prima, quella del Piave, che arriva qui alla sua foce; poi, quella del mare Adriatico, che bagna il lido di Jesolo.

La prima parte di questa penultima tappa del “percorso da sogno” si snoda vicino all’argine del Piave e attorno a stradine laterali che ci portano da Bocca Callalta a Zenson di Piave.

Da qui proseguiamo verso Fossalta di Piave e poi sempre in direzione sud est procediamo sull’argine destro del Piave a Musile, lungo via Piave.
Passiamo per il centro di Musile dove si possono trovare posti di ristoro, prendiamo via Intestadura e la percorriamo tutta sino al Tajo dove il fiume Piave si divide e prendiamo la ciclo-pedonale lungo la riva della Piave vecchia fino a Caposile, dove il fiume Piave si congiunge al Fiume Sile, proseguiamo costeggiando per un tratto la laguna e successivamente il fiume Sile sino alle porte di Jesolo Paese.

In questo modo si evitano le strade più trafficate come ad esempio la strada dei salsi.

Si ringrazia il Sig. Claudio Bellinaso per il contributo apportato a questa tappa, in particolare per i consigli sul tratto Musile – Jesolo Paese e l’utilizzo della ciclo-pedonale.

Trasporti

Bus ad esempio a Bocca Callalta, Caposile e Jesolo, treno a S. Donà di Piave

Soste

Zensòn, Fossalta, Musile, Caposile, dopodiché nessuna possibilità di sosta


Info Turistiche

Azienda di Promozione Turistica, Piazza Brescia 13, I-30017 Lido di Jesolo, Tel. 0421 92288


[Foto di Stefan Lenz]

Da Jesolo a Venezia

Da Jesolo al Cavallino a Punta Sabbioni, alla partenza del traghetto per Venezia.
Ecco l’ultima tappa della Monaco Venezia:
la traversata si conclude con una camminata sulla spiaggia,
e l’approdo diretto in piazza San Marco.

  • lunghezza
    31km
  • tempo
    8:00ore
  • dislivello +
    0m
  • dislivello -
    0m
  • difficoltà
    facile

L’ultimo giorno della Monaco Venezia è una semplice sgambata tra le località balneari della zona di Jesolo Lido.  Una passeggiata senza alcun dislivello, su un tracciato completamente piatto, ad altitudine zero.
Le escursioni sulle Alpi e le Dolomiti sono già un ricordo!

Passiamo per strade laterali e passeggiamo anche sulla sabbia, tra lo stupore dei turisti: effettivamente, in spiaggia, non ti aspetti di incontrare alpinisti con lo zaino in spalla e gli scarponi…

E invece eccoci qua: partiamo da Jesolo e ci incamminiamo lungo la ciclabile che segue le curve del Sile (Piave Vecchia). Nella parte finale del suo corso, il fiume fluisce tranquillo tra i canneti. Arriviamo così nell’area di Cavallino Treporti e alla foce del Sile, dove scorgiamo il faro.

Lungo questo tratto, possiamo ammirare le Conche del Cavallino, che consentono alle barche di superare il dislivello tra il canale e la laguna, che ha livelli variabili legati all’andamento delle maree. Qui si incontrano due ecosistemi diversi e complementari, quello del fiume e quello della laguna.

Procediamo ancora fino a Punta Sabbioni, punta finale del litorale del Cavallino: siamo arrivati all’estremità dell’ultimo lembo di terra ferma. Davanti a noi, la laguna di Venezia. La città di Venezia dista 10 km per via acquea, circa mezz’ora con i mezzi pubblici. Per raggiungere piazza San Marco, prendiamo il traghetto.

I traghetti dell’ACTV collegano direttamente Punta Sabbioni a Piazza San Marco a Venezia, passando per il Lido di Venezia.

Per raggiungere Venezia – San Marco (Pietà) via Lido di Venezia è disponibile la linea di navigazione 14, che parte dal pontone di destra. Per orari, tariffe, prezzo del biglietto e informazioni dettagliate, ecco il sito dell’ACTV di Venezia.

La fermata del traghetto S. Marco – Pietà ci permette di scendere proprio in piazza San Marco, nel cuore di Venezia. Eccoci arrivati al traguardo della Monaco Venezia! La straordinaria cornice di piazza San Marco, tra il campanile, la basilica e il palazzo ducale, ci accoglie per quest’ultimo giorno del percorso da sogno.

Trasporti

Bus a Jesolo e sul Cavallino; traghetto da Punta Sabbioni; treno, bus e aeroporto a Venezia

Soste

Numerose soste tra Jesolo e Cavallino; molte possibilità a Venezia


Info Turistiche

Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, S. Marco 2, I-30123 Venezia, Tel. 041/5226356, 5298730


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